(di Martina Laudati)
A livello mondiale, il riferimento per la salvaguardia degli oceani da un punto di vista istituzionale è il IOC, la Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’Unesco. Questo ente è nato nel 1960 all’interno delle Nazioni Unite (Unesco sta per United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) con una certa autonomia funzionale ed è ancora oggi l’unica organizzazione competente per le scienze del mare. Lo scopo principale della Commissione è quello di promuovere la cooperazione internazionale e di coordinare programmi di ricerca e di creazione di servizi oceanografici, con l’obiettivo di “comprendere maggiormente la natura e le risorse dell’oceano e CHI SI PREOCCUPA DI DIFENDERE IL MARE?delle zone costiere, per applicare questa conoscenza per il miglioramento della gestione, dello sviluppo sostenibile, della tutela dell’ambiente marino e dei processi decisionali dei suoi Stati Membri”. Inoltre, la IOC-Unesco è riconosciuta dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare come l’organizzazione internazionale competente negli ambiti della ricerca scientifica marina e del trasferimento delle tecnologie marine. Del resto, uno dei sette obiettivi definiti dall’Onu per il Decennio del Mare 2021-2030 cominciato lo scorso giugno, è proprio quello di “tornare ad avere un oceano sano e resistente in cui gli ecosistemi marini siano mappati e protetti”. Time is running out.