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DOTTOR ARGENTI, IL DENTISTA DEI DENTICI
(di Martina Laudati)
Flavio Argenti, 37 anni, romano, una laurea in odontoiatria e protesi dentaria presso la facoltà di medicina e chirurgia… e tanta acqua di mare che gli scorre nelle vene. La sua grande passione per il mare e per la pesca subacquea l’ha portato a decidere di trasferirsi, assieme a tutta la famiglia, in Sardegna. Questo, per riuscire a coniugare il suo lavoro e la sua passione più grande: la pescasub per l’appunto.
―Quando è nata la tua passione per la pesca?«Direi molti anni fa, a Ostia, quando da piccolino vedevo mio padre e i suoi amici rientrare in porto con le barche dopo la pesca con le coffe (i palamiti). Il mio desidero più grande era riuscire a capire che cosa ci fosse li, sotto il mare. Da qui nasce l’istinto per l’esplorazione, poi per la caccia subacquea. Ho iniziato esplorando e andando a prendere vermi, la famosa Arenicola, quando avevo credo 5 anni. Successivamente non mi sono perso un’uscita in barca e quando ho avuto l’età giusta per poter iniziare con la pesca subacquea, da solo e in sicurezza, non ho più smesso!«Ti racconto un episodio. Verso i 13 anni andai in vacanza con i miei genitori in Grecia, a Creta e in quell’occasione mi feci comprare tutto il necessario per poter scendere sott’acqua: una piccola muta a maniche corte, delle pinnette, maschera, boccaglio e un fuciletto ad aria. Entrai in mare con mio padre, si alzò il vento; io ero tranquillissimo e pescavo un saraghetto dopo l’altro, mio padre, che mi aveva perso di vista tra le onde, preso dal panico, rientrò in spiaggia per chiamare i soccorsi. Quando anch’io tornai a terra dopo circa 3 ore, lo trovai arrabbiato come non l’avevo mai visto. Mi sequestrò l’intera attrezzatura e la regalo immediatamente a un turista sulla spiaggia, saraghi compresi!».
―Come hai deciso di trasferirti in Sardegna per poter seguire la tua passione? «In realtà non è stata una decisione, è stata la naturale evoluzione delle cose, dei desideri, delle aspettative di vita. Nel 2004 mi sono fidanzato con Valentina, che successivamente è diventata mia moglie, con la quale ho sempre condiviso la passione per il mare e per la pesca. Le nostre vacanze estive sono sempre state a Cannigione, nella casa dei miei suoceri. Anno dopo anno ho iniziato a conoscere quella parte meravigliosa della Gallura. L’acqua era trasparente e io, che ero abituato a pescare a Ostia, Ladispoli e Civitavecchia, dove l’acqua era sempre torbida e le mie uscite erano condizionate dall’andamento meteo (il vento non doveva smuovere il fondale di grotto, pena la completa assenza di visibilità), mi emozionavo anche solo al pensiero di poterci nuotare. Così ho iniziato a esplorare l’intera Gallura e le sue coste, da Cannigione e Palau, fino a Santa Teresa e Aglientu, ogni posto, ogni cala, ogni spiaggia mi regalava emozioni uniche. Tornavo a Roma, ma la mia testa era sempre alla bellezza che ti regalava la natura della Sardegna. Decisi quindi che dovevo avvicinarmi in qualche modo, così da poter passare più tempo in Sardegna. Tentai il test d’ingresso all’università di Medicina e Chirurgia di Sassari. Una volta laureato, feci le fatidiche domande alla mia fidanzata, sfoderai una proposta di matrimonio e una di trasferimento in Sardegna, a Olbia, per aprire il mio studio dentistico e iniziare assieme una vita in quel paradiso che tanto amavamo».
―Spiegaci come riesci a coniugare la tua passione con la professione…«Guarda, si tratta solo di organizzazione. Nel corso degli anni sono riuscito a mettere in piedi un team di collaboratori, professionisti di alto profilo, capaci, fidati, ognuno con la propria specializzazione che mi potessero sostituire anche in caso di assenza (prevalentemente durante le giornate di bel tempo). Mia moglie oltretutto, che ha sempre avuto spiccate doti organizzative, lavora nello studio con me, quindi grazie anche alla sua organizzazione impeccabile di impegni e appuntamenti (a volte consenzientemente e altre fuggendo) riesco a ritagliarmi del tempo per togliere camice e mascherina chirurgica e mettere muta e maschera da apnea (che porto sempre in macchina con me per ogni evenienza!)».―Sappiamo che partecipi regolarmente a gare e raduni e spesso vinci. Quanta preparazione e quanta fortuna ci sono dietro?«La preparazione fisica, soprattutto in uno sport come la pesca, è fondamentale perchè ti permette di divertirti restando in sicurezza; questo è il concetto principale che ripeterò anche a mio figlio quando e se vorrà provare a cimentarsi in questo sport. Sono sempre stato uno sportivo e ho sempre praticato sport legati all’acqua: surf, nuoto, pallanuoto (di cui sono stato anche agonista per una decina d’anni). Poi ho la fortuna di riuscire a pescare, bene o male, regolarmente durante tutto l’anno, questo, unito a una vita sana, mi ha sempre permesso di mantenere un discreto stato di forma. Poi, la componente fortuna è senz’altro fondamentale, ne ho sempre avuta, non lo nego, ma questa va anche aiutata perché, come dico sempre: “ci si deve anche far trovare al posto giusto nel momento giusto”. Per quanto riguarda le gare amatoriali, è vero, da quando sono in Sardegna ho partecipato a circa una ventina di eventi e raduni e nella maggior parte dei casi mi sono sempre piazzato bene, tra podi e vittorie: speriamo la “fortuna” duri».
―Sappiamo anche che da qualche tempo sei un “atleta sponsorizzato”, altra cosa inusuale per un medico… «E’ vero, lo so! E’ successo un po’ per caso. Diciamo che da sempre mi diletto nell’auto costruzione di arbalete, sia in legno sia assemblati, nella sperimentazione di allestimenti, assetti finchè un giorno, un caro amico romano, già atleta sponsorizzato, a cui mi ero rivolto per la curiosità di provare fucili con sistemi propulsivi di nuova generazione (fusion, demo, fusionKdemo), mi disse che proprio in Sardegna c’era un suo amico e compagno di team nella Roisub che aveva fondato una ditta il cui scopo era accoppiare professionalmente legno e nuovi sistemi propulsivi, la Phoseidon. Contattai Giuseppe, il proprietario, ci incontrammo e subito nacque una sorta di condivisione di idee, di vedute sul mondo della pesca e grazie a questo feeling decidemmo di collaborare; stilammo un contratto di comodato d’uso di attrezzature in cambio di produzione di materiale fotografico. Anno dopo anno rinnoviamo sempre il nostro contratto di collaborazione, ora sono già tre e credo possa continuare ancora per molti visto che ormai siamo amici anche al di fuori del mondo della pesca. Poi chi mi conosce sa bene che non mi sono mai considerato un “atleta della pesca sub”, quello è un mestiere, io faccio altro, il mio rapporto con il mare è basato puramente sulla passione, sul divertimento, tant’è che il pesce che prendo lo regalo sempre a chi, tra amici e parenti, abbia voglia di mangiarlo fresco! Senza contare che oltretutto mia moglie mi capisce e non mi tiene il broncio quando vado in mare: solo per questo so di essere più fortunato della maggior parte dei miei colleghi pescatori!».