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I PRIMI PASSI: La storia del barracuda

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Quando si parla del Barracuda il pensiero corre a immagini di barriere coralline e di mari tropicali. Viene subito spontaneo il paragone con altre creature dei mari caldi come il Pesce Napoleone, la Cernia Gigante o addirittura il Marlin. Eppure il mare sta cambiando e ormai non è del tutto infrequente l’incontro con il barracuda anche lungo le nostre coste. Barracuda in Sardegna? Barracuda nel Lazio? Proprio così! E non parlo dell’antica specie di casa nostra chiamata Luccio di Mare o Aluzzo che (è voce popolare) era di più ridotte dimensioni. Parlo di pesci che possono arrivare fino ai dieci chili di peso (almeno quelli catturati fino ad oggi).

Allora ecco che a questo punto vengono spontanee alcune domande chiave. Che tipo di pesce è il barracuda? Dove si trova? Quali sono le sue abitudini? E soprattutto cosa bisogna fare per catturarlo? 

Andiamo per ordine. Per prima cosa è necessario dire che il barracuda è un predatore estremamente forte, feroce, veloce e vorace. Per comprendere questo fatto è sufficiente osservarne la potentissima mandibola, i denti affilati, la possente muscolatura e il fantastico disegno idrodinamico della struttura. Sappiamo che il barracuda è un pesce che proviene dai mari caldi e quindi è gioco forza osservare che lo si può localizzare principalmente in zone con l’acqua particolarmente temperata.

Del resto è noto che tra una località e l’altra possono esserci notevoli differenze di temperatura in acqua a causa della presenza di foci di fiumi, di correnti particolari, di speciali conformazioni del fondale e di moltissimi altri motivi.

Per quanto riguarda le abitudini del barracuda e la sua tecnica di caccia si può dire che questo predone cerca di sfruttare al massimo le qualità che la natura gli ha donato. Infatti, grazie alla sua forza ed idrodinamicità, perlustra potentemente il contro – corrente, dove riesce a raggiungere e ad azzannare i pesci più piccoli che non possono certo risalire la corrente con la sua stessa velocità. In alternativa il barracuda caccia nella risacca dove la sua incredibile forza gli consente di partire da fermo con la velocità di un potente siluro e di raggiungere  i pesci “normali” che,  sballottati dalla risacca, cadono vittima dei suoi attacchi. Di recente mentre ero ancorato a fatica all’aspetto (con l’onda che ritmicamente mi sballottava avanti e indietro) ho visto un esemplare non superiore ai due chili di peso passarmi accanto talmente dritto e veloce da sembrare come sospeso in un suo personale “mare calmo”.

Con queste caratteristiche e abitudini è chiaro che la tecnica per pescare il barracuda è principalmente l’aspetto, anche se mi è capitato una volta di catturarne un esemplare in caduta e di incrociarne uno all’agguato. Quando il barracuda arriva all’aspetto da l’impressione di essere un predatore deciso che sta pattugliando il suo territorio in caccia, senza avere paura di nessun avversario. Quindi il tiro non è impossibile ma la sagoma filante e la velocità di base del pesce rendono in ogni caso impegnativa l’esecuzione  dell’allineamento, richiedendo una buona scelta di tempo. La reazione sarà violentissima e il mulinello molto utile (in particolar modo per evitare che si strappino gli esemplari colpiti bassi sull’addome dove le carni del barracuda sono particolarmente tenere). In qualche raro caso il barracuda colpito può perfino tentare di attaccare il subacqueo: quindi attenzione! 

A questo punto non rimane molto da dire se non che il barracuda è un pesce estremamente buono da mangiare con carni prive di lische e assai compatte. Praticamente una via di mezzo tra quelle della ricciola e quelle del pesce spada (almeno secondo me).

Gherardo Zei

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