Assetto: cinture, schienalini e altro ancora
E’ molto difficile rendersene conto per un principiante ma ogni vecchio pescatore sa che l’assetto è uno dei fattori più importanti della pesca subacquea e, se fosse possibile stabilire una classifica assoluta, l’assetto, con buona probabilità, risulterebbe il fattore più importante di tutti e certamente salirebbe perlomeno sul podio tra gli elementi essenziali. Sembra strano? Ma pensateci bene. I due oggetti basilari per praticare la pesca subacquea in apnea sono la maschera e il fucile. Infatti senza maschera sott’acqua non si riesce a vedere e senza fucile (per definizione) non si può proprio parlare di pesca subacquea, mentre di tutto il resto si può fare anche a meno e non è per niente assurdo riuscire a pescare in costume da bagno con la sola maschera (chi di voi non l’ha provato almeno una volta per farsi due risate?). Ma continuando in questo gioco, e potendo selezionare altre parti dell’attrezzatura da aggiungere una alla volta in ragione della loro importanza, quale sarebbe la vostra prima ulteriore scelta? Penso che sarebbe forse il boccaglio o forse una cintura con un paio di chili di zavorra. Quando mi è capitato di soccombere al desiderio troppo forte di scappare dall’ombrellone per trovare almeno un abbozzo di attrezzatura e finalmente farmi almeno un’oretta di tuffi ho sempre cercato maschera, boccaglio, fucile e almeno una cintura con un paio di chili che mi permettesse di non essere troppo positivo. Del resto, facendo l’esempio contrario, bisogna constatare che, anche attrezzati di tutto punto, diventa impossibile pescare se non abbiamo una zavorra adeguata alla profondità operativa. Quindi, considerando che un corpo umano nudo diventa neutrale in circa che dodici/quindici metri d’acqua, ecco che per praticare la “peschetta” in tre o quattro metri di fondo con la sola maschera e il fucile avremo bisogno di circa 3 o 4 chili di zavorra (a seconda della complessione fisica di ciascuno). Per quanto riguarda me stesso devo confessare che mi annoio a stare in spiaggia e, anche di recente, mi sono buttato a pescare (pescare si fa per dire) in costume da bagno, con ministen, maschera, boccaglio e cintura con tre chili di peso. Se avessi dovuto scegliere tra il fare a meno del boccaglio ovvero della cintura, avrei sicuramente deciso di fare a meno del boccaglio. Questo è il valore della zavorra!
Imitare i pesci
Del resto a pensarci un attimo è del tutto logico. Perché i pesci hanno appositamente la vescica natatoria proprio per regolare il proprio assetto alle varie quote in cui operano mentre noi, che già siamo tanto più lenti, scarsi e goffi, non abbiamo nemmeno questo fondamentale fattore di controllo e, quindi, ci dobbiamo inventare le cose più strane per cercare di avere un assetto perlomeno decente e, se non lo facciamo, sgambettiamo scompostamente come anatre zoppe, peggiorando la nostra già non eccezionale acquaticità.
La parola d’ordine per ottenere un assetto adeguato, a pallida imitazione di quello perfetto dei pesci, è “frazionamento della zavorra”. In particolare nella pesca all’agguato e all’aspetto in poca acqua, in cui bisogna muoversi con la maggiore acquaticità possibile per non spaventare le smaliziatissime prede del bassofondo, avere una “pesata” esatta e frazionata può fare la differenza tra una bella pescata e un cappotto. Potenzialmente un frazionamento massimale (sicuramente ottimo) potrebbe avvalersi di ben cinque/sei punti di applicazione della zavorra: lo schienalino, la prima cintura in vita, la seconda cintura bassa sui fianchi, le tasche portapiombi dei bermuda, le cavigliere e l’appesantimento opzionale con uno o più sassi piatti nel bermuda. Devo confessare che non tutte le volte entro in acqua conciato in questa maniera, ma questa è una mia “mancanza” da ascrivere prevalentemente alla mia pigrizia, perché un assetto del genere di quello che ho descritto è certamente ottimale. Ricordo un periodo in cui avevo smesso di usare le due cinture perché avevo qualche problema di schiena e allora avevo caricato maggiormente lo schienalino, ma complicazioni del genere con la schiena prima o poi capitano quasi a tutti i subacquei, specialmente a quelli molto zavorrati del bassofondo e perciò bisogna essere sempre flessibili e trovare le soluzioni specifiche agli inconvenienti momentanei. In ogni caso gli elementi essenziali in bassofondo sono cintura e schienalino, il terzo elemento che può risultare indispensabile in certe condizioni sono le cavigliere, mentre la seconda cintura e le tasche nei bermuda possono essere considerate delle finezze (e particolarmente i piombi nei bermuda potrebbero in certi casi essere superflui o addirittura confliggere con le variazioni di zavorra fatte con i sassi nei gambali). I sassi nei gambali dei bermuda sono opzionali ma sono la “mossa magica” con cui il pescatore esperto nel bassofondo può “fare la differenza” in tantissime occasioni rispetto a colleghi meno esperti.
Variare la pesata durante la giornata
Tutta la pesata che ho descritto dovrebbe essere calcolata leggermente sullo scarso rispetto alla propria profondità operativa di giornata: per esempio se pensiamo di pescare a cinque metri dovremmo tarare la pesata sui sette/otto metri. Infatti, specie per chi utilizza quello strumento eccezionale che è il bermuda di neoprene, è possibile simulare (sia pure in modo rozzo) una specie di vescica natatoria mettendo e togliendo progressivamente dei sassi piatti dai gambali del bermuda; ma chiaramente questo espediente comporta che il subacqueo parta con una pesata tendenzialmente sullo scarso, altrimenti c’è il classico problema contrario di dover togliere del piombo dalla cintura (vedi problematica dei piombi a sgancio rapido e piombi mobili che tratto in seguito). Inoltre, premesso che la pesata deve essere esatta, il fatto di iniziare la pescata, nel dubbio, con una pesata sullo scarso è chiaramente un elemento di sicurezza (è una regola di ferro quella per cui un peso eccessivo è un elemento di rischio mentre un peso giusto o scarso è un elemento di sicurezza).
Piombi a sgancio rapido e sassi piatti
Da sempre l’industria della subacquea mette a disposizione i piombi a sgancio rapido per il pescatore subacqueo che voglia “cambiare in corsa”. Nel tempo questi oggetti hanno dato vari problemi, nel senso che potevano risultare difficili da sganciare ovvero potevano sganciarsi quando volevano loro anziché quando decideva il pescatore. Comunque, negli anni, le ditte di pesca hanno costantemente continuato lanciare sul mercato nuovi modelli, con sistemi di sgancio sempre più innovativi, originali e sofisticati e, quindi, pur non avendoli provati tutti, immagino che ne sia stato prodotto qualche modello efficace dal punto di vista tecnico, risolvendo il problema per i pescatori che sono soliti operare su fondali medio profondi e che hanno una imbarcazione di appoggio. Peccato che per la pesca all’agguato e all’aspetto in poca acqua partendo da terra il piombo a sgancio rapido non vada comunque bene per tutta una serie di ragioni e quindi sia da scartare anche nel caso funzionasse adeguatamente. Tanto per cominciare il piombo a sgancio rapido non risolve perché il problema della pesata non è legato necessariamente a togliere peso ma potrebbe essere anche determinato dalla necessità di aggiungere peso. Infatti non è da escludere che succeda di programmare una pescata in cinque metri per poi ritrovarsi a pescare in cinquanta centimetri, con troppa galleggiabilità. Inoltre anche sulla stessa quota operativa una risacca troppo violenta potrebbe costringerci a prendere, all’ultimo momento, la decisione di operare un sovraccarico del nostro assetto per consentirci di mantenere la posizione. Inoltre chi lo dice che ci sia da togliere esattamente un chilo? O esattamente cinquecento grammi? L’esattezza ai cento grammi della zavorra è una cosa fondamentale, e potrebbe essere necessario operare una modifica di trecento grammi oppure di settecento grammi. E poi, ipotizzando di usare il piombo a sgancio rapido, dopo che avremo tolto il peso da un chilo dovremo riporlo sul pallone e trascinarci il peso per tutta la giornata. Senza contare che, siccome il piombo da cintura è un oggetto al tempo stesso pesante e compatto, può capitare di perderlo se il mare sballotta la boa e le chiusure di velcro delle tasche non resistono (in questo modo negli anni ho perso ogni genere di riserva: piombi, fiocine, arpioni e perfino una torcia). Mentre appendere semplicemente il piombo sganciato sotto il pallone renderebbe ancora più gravosa la nostra nuotata di avanzamento. Diciamo che, purtroppo, per la nostra “peschetta” il piombo a sgancio rapido proprio non va bene. A risolvere il problema ci soccorrono invece le qualità dei nostri fantastici bermuda di neoprene. Infatti i bermuda di neoprene sono “tasche magiche” in grado di risolvere un’enorme quantità di esigenze del pescatore subacqueo in azione. Per quanto riguarda la regolazione della zavorra sarà sufficiente trovare dei sassi piatti di forma vagamente ellittica da inserire nella parte posteriore dei gambali (in ogni caso vi rassicuro sul fatto che nella parte posteriore e laterale dei gambali dei bermuda si può riuscire ad inserire quasi qualsiasi genere di sasso e quindi se non trovate dei sassi perfetti potete infilarci praticamente quello che capita). Come accennavo, se trovate un sasso della giusta forma e dimensione e lo infilate nella parte posteriore del gambale, pescando non vi accorgerete nemmeno di averlo indosso, mentre se lo mettete sul fianco o se la sua forma non è perfetta percepirete una leggera pressione, ma davvero è una di quelle cose che non danno fastidio più di tanto. In ogni caso i sassi nei bermuda sono la migliore soluzione per la regolazione raffinata del peso in poca acqua.
Il pedagno
Infilato nei gambali, nella pancia o nella schiena dei bermuda potrà trovare anche collocazione il classico pedagno di piombo ricoperto di neoprene e collegato al nylon del pallone. Utilizzando in fase di pesca questo genere di modalità per vincolare il pedagno si ottiene un’ottima performance in termini di comodità. Infatti in tal modo il pedagno stesso e, conseguentemente, la sagola del pallone, si può spostare (con facilità) da un gambale all’altro o dalla pancia alla schiena a seconda della situazione di corrente, ottenendo il risultato di ridurre al minimo gli inevitabili “impicci” creati dalla sagola del pallone la quale (che sia stramaledetta!) tendenzialmente si incastra da tutte le parti. Nello stile di pesca al razzolo in poca acqua non credo che sia necessario uno specifico, ulteriore, pedagno (oltre a quello che serve a collegare il nylon del pallone), infatti si pesca al libero, in poco fondo, in tutte zone che conosciamo come le nostre tasche e, quindi, è molto difficile che capiti una tana da segnare in un punto che potremmo perdere di vista dalla superficie. Tuttavia, se si manifesta una necessità del genere, si potrà utilizzare tranquillamente il pedagno collegato al pallone lasciandolo cadere nel punto interessante. Questo collegamento del pallone con il pedagno è uno strumento molto comodo che può sempre servire per segnalarci il fucile sul fondo ogni volta che dovessimo ritenere, per qualsiasi motivo, utile lasciare tutto e tornare liberi in superficie.
Il piombo mobile
Il piombo mobile, invece, non ha niente a che fare con la pesca su fondale basso o medio e viene usato solo dai profondisti per i quali, fatalmente, ogni genere di assetto di tipo medio è sempre sbagliato per definizione viste le profondità operative che sono in grado di raggiungere. Non può esistere un assetto che nello stesso modo vada bene per stare in superficie o per effettuare un agguato a quaranta metri di profondità. Il piombo mobile viene incontro a questo genere di esigenze ed è quindi da considerarsi un oggetto impegnativo (anche per la necessità di salparlo dal fondo dopo ogni tuffo) che deve essere utilizzato con molta prudenza per una pesca estrema appannaggio di un numero ristretto di specialisti. Sconsiglierei chiunque dall’improvvisarsi profondista e pescare con il piombo mobile senza un adeguato e lungo periodo di istruzione in coppia con un profondista di provata esperienza.
La cintura
Non c’è bisogno di niente di raffinato per la cintura del pescatore all’agguato e all’aspetto in poca acqua. Vanno bene sia la fibbia tradizionale che la marsigliese e per collegare il sagolino del chiodo sono sufficienti un paio di giri di sagolino sui piombi e un paio di moschettoncini. Se portate il coltello in cintura vi raccomando di collocarlo all’esterno del primo piombo dove è collegata la sagola del chiodo. Il fatto che sia situato in tale posizione è essenziale per evitare di avere problemi rinfoderando il coltello. Quando ancora non facevo così non immaginate nemmeno quante volte mi è successo di rimettere il coltello nel fodero senza rendermi conto di avere fatto incastrare la sagola del chiodo tra il fodero e il coltello e così, quando catturavo il pesce successivo, ero sempre costretto a ritirare fuori il coltello per liberare il sagolino del chiodo. La ragione, invece, per cui vi consiglio di mettere il coltello dalla parte dell’anellino di sagola e non del chiodo è legata al fatto di poter occultare meglio i pesci in cintura. Infatti ho potuto constatare (ma il primo a farmelo osservare fu Marco Bardi) che se si hanno in cintura non più di un paio di pesci si possono lasciare a fluttuare tranquillamente dietro la nostra schiena infatti non spaventeranno gli altri pesci e, anzi, avranno un effetto attraente perché gli altri pesci, vedendoli fluttuare con la coda in alto, potrebbero pensare alle spanciate di due pesci che stanno mangiando sulla roccia, mentre i predatori potrebbero anche notare che si muovono stranamente e quindi ritenerli pesci in difficoltà da poter attaccare più facilmente. Ma se, invece, avremo in cintura tre o più pesci ecco che la situazione sarà troppo strana e tutti i pinnuti nei dintorni, che vedranno questo strano ciuffo di pesci che si solleva dalle rocce, ne rimarrano insospettiti. Per questo quando i pesci sono più di due dobbiamo cercare di occultarli almeno parzialmente durante i nostri agguati e aspetti, incastrando la sagola dove sono infilati dietro l’ultimo piombo dalla parte del chiodo e infilando ancora più energicamente del solito quest’ultimo sotto la cintura per occultare i pesci il più possibile nella parte anteriore del nostro fianco e completare la trazione e rendere stabile l’incastro. Per questa ragione il coltello dovrà essere dall’altra parte, altrimenti v’immaginate che pasticcio?
Lo schienalino
Per molte ragioni mi piacciono i modelli che caricano normali piombi da cintura e in particolare quello della OMER che può caricare fino a sei normali piombi da cintura da un chilogrammo ciascuno. Innanzi tutto i normali piombi da cintura sono sempre disponibili con facilità in ogni genere di negozio (e, quasi ciascuno di noi, ne possiede qualche decina di quelli vecchi conservati da qualche parte), mentre le apposite “lastrine” che spesso si usano per gli schienalini devono essere acquistate appositamente e servono solo per questo tipo di utilizzo. Inoltre i pesi da cintura hanno quel bel peso netto di un chilo che rendere facile fare i conti di ciò che abbiamo addosso. Altrimenti con le lastrine (che se non erro hanno un peso intorno ai 650/700 grammi) dobbiamo diventare tutti professori di matematica, anche perché tanto la regolazione all’etto della pesata non si fa certo con le lastrine (che tra l’altro sono scomodissime da mettere e da togliere) ma con i sassi nei gambali dei bermuda o con le cavigliere. Inoltre la maggior parte degli schienalini in commercio caricano intorno ai quattro chili e a volte anche meno (ad esempio 5 lastrine sono tre chili e mezzo) e potrebbe essere troppo poco con le moderne e confortevoli mute invernali da sette millimetri. Quello schienalino della OMER di cui vi dicevo ha, inoltre, la bellezza di avere addirittura tre fibbie di chiusura anteriori e, pertanto, consente di fare a meno dell’elastico tirante dietro la schiena con il galleggiantino fissato sotto la cintura. A me sembra che questo sia sicuramente un vantaggio perché preferisco che non ci siano interferenze tra lo schienalino e la cintura. Infatti, tanto per cominciare, abbiamo già visto che dietro la cintura passa il sagolino del chiodo con i pesci e quindi la presenza di questa corda elastica con un galleggiantino che sbuca sotto, e che si può potenzialmente impigliare, mi sembra proprio quello che non ci voleva in quella zona critica. Inoltre, con quell’elastico trattenuto dal galleggiantino (che conosco bene per averlo usato a lungo), se uno vuole sganciare un attimo la cintura per sistemarla meglio, ecco che parte subito l’elastico e poi bisogna fare le contorsioni in acqua per infilare di nuovo il galleggiantino di blocco dietro la cintura. Qualcuno mi potrebbe dire che con i tre moschettoni è più difficile sganciare tutta la zavorra, ma a me sembra veramente un’esagerazione. A parte il fatto che nella pesca in poca acqua che pratica la maggior parte di noi mi pare improbabile che si manifesti la necessità di sganciare la zavorra più di una volta nella vita (a me non è ancora mai successo), ma poi una volta sganciata la cintura quante sono le probabilità di sganciare anche lo schienalino? E anche in questo caso è tanto difficile sganciare tre fibbie invece di una? E poi nel caso fosse necessario sganciare solo lo schienalino, se quest’ultimo è collegato alla cintura ci ritroviamo costretti a sganciare anche la cintura, a meno di contorcerci (in un momento di emergenza) per far saltare fuori il galleggiantino collegato all’elastico da dietro la schiena, con il rischio altissimo che si incastri nel sagolino del chiodo o chissà da quale altra parte.
Un’idea per migliorare gli schienalini in generale potrebbe essere quella di cucire le tasche dei piombi in modo più centralizzato, in maniera tale da compensare l’effetto che le preformazioni delle mute subacquee possono avere in particolari condizioni di pesca sulla colonna vertebrale. A mio avviso i piombi più centralizzati opererebbero nel senso di determinare un effetto di raddrizzamento della colonna che invece tende ad essere mantenuta curva sui lati e in avanti per le preformazioni.
Cavigliere e tasche nei bermuda
Le cavigliere sono quasi indispensabili d’inverno per riuscire a collocare almeno un chilogrammo in un punto diverso e distribuire meglio la zavorra. Del resto i pantaloni della muta d’inverno sono spessi (di solito 7 o 8 mm.) e le cavigliere sono abbastanza ben compensate dal loro galleggiamento. Purtroppo le cavigliere, oltre ad andare soggette a frequenti impicci con il nylon del pallone, appesantiscono alquanto la pinneggiata e quindi non bisogna abusarne. Per questo io sconsiglio cavigliere più pesanti di 500 grammi l’una. Le tasche nei bermuda sono un elemento molto interessante per la distribuzione del peso. Purtroppo capita che i bermuda siano già sovraccarichi di elementi: il pedagno, i sassi piatti e altre cose occasionali. Quindi avere anche un paio di chili (o circa un chilo e mezzo nel caso di due lastrine) aggiuntivi infilati di lato può sovraccaricarli funzionalmente. Comunque io d’inverno i bermuda con le tasche li ho usai spesso e sono riuscito a gestire tutto anche se, chiaramente, prestando un pizzico di attenzione in più.
Gherardo Zei