Filo diretto
Il serra tra Oceano e Mediterraneo
Il predatore universale!
Vi proponiamo un estratto dell’articolo del nostro Alberto Martignani. L’articolo completo lo troverete sul numero di ottobre 2022, prossimamente disponibile ONLINE ed in edicola.
Di origine Atlantica, solo dalla seconda metà del secolo scorso ha iniziato a colonizzare, in maniera sempre più massiva, i nostri mari. Si è trovato, pertanto, nella necessità di doversi adattare a fondali più disparati, impresa in cui è riuscito, per la verità, piuttosto bene. Come abbiamo potuto constatare in Emilia Romagna, alle Azzorre e a Eubea di Alberto Martignani,
Le tre località di cui parliamo in questo articolo hanno in comune il fatto di garantire al serra una gran quantità di cibo, motivo per cui il predone o vi prospera e spadroneggia da sempre, oppure, come nel caso delle due località mediterranee, vi è più recentemente approdato, trovandovi condizioni idonee per proliferare.
I fondali sono altresì diversissimi tra loro ma questo animale vi si è splendidamente adattato, conservando, da predatore purosangue, un certo grado di “spregiudicatezza” nell’approccio al sub. Sarà quest’ultimo a doversi a sua volta adattare alle particolari condizioni del luogo, in maniera da ottimizzare le possibilità di successo.
Alle Azzorre
E soprattutto trovano tanto cibo, data la ricchezza di fauna ittica di queste isole, talmente abbondante da poter supportare senza problemi la presenza ingombrante dell’ingordo predatore.
Poco considerato dalla pesca professionale, neppure in natura il serra trova competitori credibili: pur presenti in relativa abbondanza, le ricciolette rivoliane, le palamite, gli enchareu (Pseudocarnx dentex), persino i barracuda, sembrano innocue mammolette se paragonate a lui e alla sua aggressività.
Insomma, nel bassofondo delle Azzorre, il serra, che qui chiamano anchovia , detiene saldamente il potere, battendo a ranghi compatti le colate di nera e scabra roccia vulcanica che circonda le isole, con esemplari che non di rado raggiungono gli 8, 10 chili di peso.
Da queste parti li incontreremo quasi a ogni uscita e a qualsiasi orario, indipendentemente dalle condizioni di marea. L’unico fattore che sembra poter fare la differenza è il moto ondoso. La schiuma pare infatti rappresentare il loro elemento naturale, quello in cui trovano le condizioni migliori di caccia.
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A Eubea
I tratti di costa rocciosa sono pochi, e non particolarmente allettanti, in quanto muoiono, a profondità mai eccessive, sulla sabbia. Per questo motivo, e per effetto dell’acqua dolce riversata in mare dai fiumi dell’antistante regione dell’Attica, l’acqua non è mai troppo limpida, facendo sì che l’isola non sia gettonatissima tra i sub, che sicuramente, in Grecia, hanno la possibilità di trovare di meglio.
Tuttavia, proprio queste caratteristiche fanno sì che l’intera costa orientale sia ricca di cefali, mormore, spigole e… serra! Me ne accorsi quasi per caso un po’ di anni fa, nel corso di una vacanza. Avevo noleggiato una casa sulla spiaggia proprio all’interno di una di queste ampie baie della parte nord-occidentale, utilizzata come scalo da una piccola flotta peschereccia. Avevo dapprima scoperto come il fondale di sabbia e fango fosse in realtà disseminato da relitti di vecchie barche e residuati vari abbandonati sul fondo e come i pescherecci che vi ancoravano gettassero in acqua tutto il pesce di scarto e i residui della pulizia del pescato. Il terreno, pertanto, era sempre disseminato di “pastura” che attirava una moltitudine di granchi, cefali e mormore, che su quel substrato organico pasteggiavano riccamente. Al seguito, erano arrivate le spigole e, soprattutto, i serra.
Immergendosi al mattino presto e utilizzando i relitti come base operativa per gli aspetti, l’incontro con i serra era assicurato.
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In Emilia-Romagna
Rappresenta una delle “conquiste territoriali” più recenti del serra, forse una conseguenza del riscaldamento globale che ha aumentato le temperature medie annuali anche di un mare “settentrionale” come l’Alto-Adriatico.
Per quello che riguarda la mia esperienza, è solo dallo scorso anno che il predatore si fa vedere con regolarità nel sottocosta, motivo per cui è tutto da verificare se si tratti di una tendenza consolidata oppure del classico “fuoco di paglia”, dal momento che può succedere che il serra si concentri massivamente in una zona per un certo tempo per poi scomparirvi per anni.
Fatto sta che, nel corso della stagione scorsa, li ho avvistato lungo le coste della mia regione con puntualità svizzera, da maggio sino a novembre, e nei mesi di giugno, luglio e agosto ho registrato almeno un incontro a ogni uscita.
I pesci di piccola taglia arrivavano in branchi, talora fittissimi, mentre i più grossi viaggiavano isolati, o tutt’al più in coppia. Tuttavia, contrariamente alle due località precedentemente prese in esame, non ho mai visto, né preso, pesci di stazza superiore ai 2.5 chili.
L’orario è risultata spesso essere una variabile determinante: nonostante qualche avvistamento anche al mattino presto e a metà pomeriggio, la frequenza degli incontri aumentava esponenzialmente verso il tramonto, apparentemente il momento di gran lunga preferito dai serra per avvicinarsi alla costa ed effettuare le loro scorribande lungo le barriere artificiali tipiche della zona.
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