(di Gherardo Zei)
(il pezzo a seguire è già apparso nei numeri passati della rivista cartacea)
Da Vasto a Fossacesia Marina
Siamo nell’Abruzzo del sud, dove ci si immerge sempre in poca acqua e dove il torbido è una costante. Però il pesce non manca, in particolar modo i grossi branzini che sbucano dalla “nebbia” all’improvviso. Nei periodi giusti, inoltre, incrociano enormi branchi di cefali e saraghi. Mentre più al largo può capitare anche il dentice o la ricciola in caccia di Gherardo Zei
L’itinerario che vi proponiamo questo mese si estende per una trentina di chilometri: parte dal litorale nord di Vasto Marina e arriva a Fossacesia Marina, passando per il lido di Casalbordino.
I posti descritti possono essere facilmente raggiunti per chi proviene da nord come da sud. Infatti, l’autostrada A14 ha diverse uscite dalle quali, percorrendo pochissimi chilometri, si arriva direttamente al mare (Val di Sangro: per raggiungere Fossacesia Marina; Vasto Nord: per raggiungere sia Casalbordino Lido che Punta Aderci di Vasto; Vasto Sud/San Salvo: per raggiungere il litorale di Vasto).
A nord di Vasto Marina
Alla fine della lunga spiaggia di Vasto, procedendo verso nord, inizia un’interessante costa frastagliata dove si alternano calette e scogliere naturali. E’ un tratto abbastanza esteso, (circa dieci chilometri) e conduce sino al porto della città, che è denominato porto di Punta Penna.
Si può partire direttamente da terra sfruttando i numerosi accessi al mare. Oppure con l’ausilio dell’imbarcazione, fermandosi in prossimità delle punte più interessanti. Non esistono scivoli liberi e occorre varare il mezzo (a pagamento) presso i porticcioli turistici di San Salvo Marina oppure di Montenero di Bisaccia (località vicinissime all’uscita dell’A14 di Vasto Sud).
Partendo da terra, magari con l’ausilio di un acquascooter, è possibile esplorare un lungo tratto di litorale. Le profondità difficilmente superano i 7, 8 metri. Si pesca prevalentemente al razzolo, ma anche l’aspetto e l’agguato, nei punti giusti, danno ottimi risultati. Per gli amanti della ricerca in tana, c’è la possibilità di esplorare catini, spaccature e anfratti creati dagli scogli naturali.
Dando un’occhiata sulle mappe satellitari, disponibili su internet, ci si accorge facilmente che gli scogli che a prima vista sembrerebbero cadere subito sulla sabbia, si estendono invece anche per diversi metri dalla linea di costa; bisogna solo andarli a cercare perché sono presenti “a chiazze”, quindi non dappertutto.
In zona ci sono anche alcuni Trabocchi, taluni completamente dismessi e altri ancora aperti, nelle adiacenze dei quali conviene buttare sempre un occhio in quanto incontreremo risalite e scogli (a volte enormi) che fanno tana, oppure che offrono il giusto riparo per portare qualche aspetto e qualche agguato.
Procedendo verso nord, lungo la S.S. 16, si arriva in una zona davvero bella, dominata da un ampio golfo. Siamo a Vignola e sul litorale vi sono diversi ristoranti sul mare, presso i quali, nei periodi fuori dalla stagione estiva, è possibile lasciare la macchina. La batimetrica è sempre la stessa, anche se in questi punti conviene allontanarsi un po’ di più dalla riva alla ricerca degli scogli adagiati sulla sabbia: lì si può incontrare di tutto, a partire dalle grosse spigole per continuare con i saraghi, le mormore e, raramente, con qualche dentice.
A largo si nota una serie di impianti di mitilicultura che fungono da richiamo per lecce, ricciole e palamite. Logicamente, la zona in corrispondenza degli allevamenti è interdetta alla pesca, ma, fuori dal periodo estivo, con l’ausilio dell’imbarcazione e previa autorizzazione dei lavoratori presenti sull’impianto, qualche tuffo sul perimetro dell’impianto è possibile farlo. Il divertimento è assicurato.
Il relitto della bettolina
Avendo un gommone a disposizione è possibile andare a fare un paio di tuffi su un relitto (segnalato sulla carta nautica: N 42°09.289’ E 14° 45.501’) adagiato su un fondale misto, di sabbia e fango, a circa 14/15 metri di profondità. Si tratta di una bettolina la cui struttura è quasi completamente distrutta. La parte superiore si trova a 10/11 metri dalla superficie. Purtroppo, la natura del fondale e le correnti presenti in zona, rendono la pesca quasi sempre difficile a causa della poca visibilità. Inoltre, anche in condizioni di acqua limpida, sarà possibile eseguire solamente pochi tuffi sul relitto a causa delle sue ridotte dimensioni. Comunque, nei periodi giusti incrociano i grossi dentici, anche se sono difficilissimi da portare a tiro a causa della mancanza di buone coperture. In autunno, inoltre, non è raro avvistare qualche pelagico di mole.
La Grotta del Saraceno
Andando sempre verso nord si raggiunge questa grotta, dove è presente una grande struttura turistica con tanto di spiaggia privata. Per partire da terra occorre entrare nel complesso e chiedere l’autorizzazione. Altrimenti, arrivando dal mare, con il gommone o con l’acquascooter, il punto più interessante è il trabocco situato alla fine della spiaggetta dell’omonimo campeggio. Da lì in poi la costa è molto frastagliata, con scogli naturali che si estendono anche per diverse decine di metri verso il largo. Nei momenti giusti (tardo autunno e primavera) si riescono a fare belle pescate di spigole, cefali, mormore e, a volte, capita anche qualche dentice. Buttate un occhio sotto le tettoie; spesso trovano riparo i grossi saraghi.
La spiaggia di Foce Lebba
Altro punto da dove prendere il mare è il parcheggio libero che si trova a sud del porto di Vasto, nelle adiacenze di un insediamento industriale, la Fox Petroli. Da lì ci si può dirigere sia verso Vasto, e pescare sulla punta a sud della spiaggia Foce Lebba, oppure andare verso nord, in direzione del porto.
Scegliendo la parte a sud si pesca proprio sotto la collina dominata dal grande faro del porto. Una zona caratterizzata da scogli talvolta giganteschi, che si staccano dalla linea di costa per raggiungere batimetriche più impegnative, ma sempre entro i 10, 12 metri. E si incontra di tutto, anche i tonni in due metri di profondità, attratti dagli enormi branchi di cefali che girano nei pressi dell’area portuale. Bisogna prestare attenzione a non sconfinare nella zona interdetta, posta vicina all’imboccatura sud del porto, e alle numerose imbarcazioni in transito.
A nord del porto di Vasto
Superato il porto e una lunga spiaggia, si erge un promontorio che fa parte della Riserva Naturale Regionale di Punta Aderci. Sotto il promontorio si trova un vecchio Trabocco, quasi totalmente distrutto dalle mareggiate invernali. La zona non è molto estesa, ma riserva comunque interessanti fondali di roccia scogli.
Arrivando con l’imbarcazione conviene fermarsi un po’ prima dei punti prescelti così da non disturbare le eventuali prede presenti. Più problematico è l’accesso via terra in quanto il transito sui tratturi che conducono alla spiaggia di Punta Aderci, fuori dalla stagione estiva, potrebbe risultare difficoltoso per il fango e il pietrisco che, a causa delle piogge, potrebbero invadere il passaggio.
Lido di Casalbordino
Proseguendo il nostro viaggio verso nord si incontra il litorale sabbioso del lido di Casalbordino che, se all’apparenza potrebbe sembrare poco “appetibile” per il pescatore, perché privo di scogliere naturali, di fatto risulta invece interessante grazie a una lunghissima scogliera frangiflutti “soffolta”, che si estende a circa 300 metri dalla battigia.
In linea generale le barriere artificiale garantisce belle pescate di cefali, spigole, grosse mormore e anche di orate e saraghi. E questa non fa eccezione I parcheggi, fuori dal periodo estivo, sono liberi e i punti migliori per entrare in acqua si trovano a sud del litorale, nelle adiacenze della foce del fiume Sinello, oppure a metà dello stesso lungomare, ove si apre un largo parcheggio con la statua della Madonna dei Miracoli.
Le batimetriche scendono fino ai 9 metri nelle punte più profonde. Si pesca sia in tana che all’aspetto, anche se a causa dell’acqua torbida trasportata dai numerosi fiumi presenti in zona l’azione non è sempre semplice.
Fossacesia Marina
Andando ancora verso nord, una volta superato l’abitato di Torino di Sangro Marina e oltrepassato il fiume Sangro (Uscita A 14, Val di Sangro), si arriva a Fossacesia Marina. Tutto il tratto precedente è poco interessante in quanto sabbioso, tranne qualche piccola scogliera frangiflutti, ma caratterizzata da batimetriche troppo basse. Mentre, arrivando alla fine del lungomare di Fossacesia Marina (zona nord) la situazione inizia a cambiare e ricominciano gli scogli naturali, oltre ad alcune barriere artificiali interessanti in quanto prevalentemente soffolte.
E’ possibile varare il gommone nel vicino porticciolo turistico, oppure, se muniti di un buon fuoristrada, direttamente dalla spiaggia di ciottoli. Si può comunque pescare partendo da riva e magari effettuare diversi spostamenti. Ci sono parecchi punti dove lasciare l’auto ed entrare comodamente in mare. Il discorso cambia nel periodo estivo, quando la numerosa presenza di turisti rende la circolazione stradale un po’ difficile, così come la ricerca dei parcheggi.
Leggermente più a nord si erge un grande promontorio. Siamo in località Vallevò, dove vi sono diversi trabocchi e gli scogli naturali sono belli e frastagliati. E si estendono verso il largo con profondità variabili tra i 2 e i 12/13 metri.
I rivoli che scendono dalle adiacenti coline spesso intorbidiscono l’acqua. Comunque, nelle giornate giuste, quando il mare è calmo e limpido, tutto cambia e l’azione diventa più fruttuosa e divertente.
Il fondale mostra un continuo alternarsi di grandi massi e catini si sabbia, che spesso formanovere e proprie caverne. All’interno delle quali non è raro incontrare le grandi spigole, ma anche saraghi e qualche orata. Nelle batimetriche più esterne, nel tardo periodo primaverile, nuotano i dentici, ma sarà tutt’altro che semplice portarli a tiro, soprattutto se ci sarà acqua limpida. In autunno le grosse lecce e i serra si spingono sino a riva a caccia dei folti branchi di cefali dorini.
L’intera zona descritta è appannaggio sia dei neofiti che dei pescatori più esperti. Le profondità non sono proibitive ed è possibile fare carniere anche partendo da terra. Per chi è alle prime armi, inoltre, da queste parti si possono dilettare con polpi e seppie, oltre che con cefali, mormore e qualche bel sarago. Mentre i più “navigati” avranno l’opportunità di incontrare prede di rango quali saraghi di mole, orate, spigole e, con un po’ di fortuna, anche dentici, lecce, serra e ricciole.
Le attrezzature più adatte per destreggiarsi in queste acque sono fucili di media lunghezza, armi molto maneggevoli per riuscire a pescare al razzolo in condizioni di visibilità quasi sempre precaria.
Un arbalete di 85/90 (o un pneumatico di pari lunghezza) sono l’ideale. Inoltre, sotto la plancetta è sempre meglio avere un corto, armato di fiocina, per la ricerca in tana.
Le catture di Marco Marone
Un dentice inaspettato. La perturbazione era alle porte e di lì a un paio di ore il mare sarebbe divenuto impraticabile. Ero indeciso se entrare in acqua oppure rinunciare alla pescata. Optai per tentare e mi diressi su una punta con scogli naturali, dove la batimetrica scendeva sui 10 metri. Al primo tuffo mi resi conto che la zona era piena di mangianza, la cosa mi fece ben sperare. Purtroppo, nei tuffi successivi avvistai soltanto un paio di piccoli saraghi in mezzo a una miriade di minutaglia. Nel frattempo il mare montava e il vento si faceva sempre più intenso. Decisi di provare altri due tuffi, poi sarei uscito per tornare a casa. Mi appostai alla base di un grande scoglio in circa 8 metri di fondo. L’acqua, nonostante il moto ondoso in aumento, restava piuttosto limpida. Ricordo la cattura come una sequenza di fotogrammi. La mangianza che all’improvviso si schiacciava da un lato e il grosso dentice che, in maniera nervosa e spavalda, puntava la mia postazione. Il tiro fu preciso e fulmineo. Dopo aver recuperato la bellissima preda mi diressi verso riva. La battuta durò appena una mezz’ora. Che ricorderò per tutta la vita.
Il posto migliore è quello che sai scegliere. Da diverso tempo andavo a pescare nei pressi di una lunga spiaggia, al termine della quale c’era una punta con scogli naturali alternati a sabbia: lì, in diverse circostanze, avevo catturato grosse spigole. Prima di arrivare sul punto, in più occasioni venivo attratto da un gruppetto di scogli sommersi che partivano da riva e si estendevano per una decina di metri verso il largo. Vicino, un rivolo d’acqua dolce, proveniente dal promontorio, si gettava in mare. Avevo sempre pensato che immergermi in quello spot, per le sue ridotte dimensioni, sarebbe stata una perdita di tempo. Un giorno, però, decisi di ragionare fuori dagli schemi e senza starci troppo a riflettere indossai le pinne sulla battigia e facendo più piano possibile scesi in mare. Strisciai letteralmente sulla sabbia per via della bassissima profondità, nuotando verso il punto dove gli scogli iniziavano a scomparire sotto la superficie. E mi apparve uno spettacolo di altri tempi! A qualche metro di distanza vidi una ventina di grandi spigole che facevano la corte a una ancor più grande. Fortunatamente le loro effusioni amorose mi furono di vantaggio e riuscii a inquadrare un grande maschio: il tiro fu preciso e letale. Quel posto è diventato la mia riserva personale di spigole. Infatti, ogni volta che ci torno un pesce riesco sempre a prenderlo.
La zona in pillole box
Prede principali: cefali e spigole soprattutto. Ma anche saraghi, orate e mormore. Più raramente è possibile confrontarsi anche con dentici, lecce, ricciole e addirittura tonni. I meno esperti si deicheranno a gronghi, scorfani, occhiate, polpi e seppie.
Come arrivare: l’autostrada A14 ha diverse uscite in zona, dalle quali, percorrendo pochissimi chilometri, si raggiunge il mare.
Periodo migliore: il Mare Adriatico a gennaio, febbraio e marzo raggiunge temperature particolarmente rigide e quindi il pesce cala vistosamente. Mentre in agosto la presenza di turisti è troppo invasiva. Tutti gli altri mesi vanno bene.
Tecnica: aspetto e agguato principalmente. Ma tenete sempre un corto sotto il pallone per la tana.
Divieti: nei mesi estivi sono in vigore le Ordinanze balneari, di conseguenza ci si può immergere vicino a terra solo alle prime o alle ultime luci del giorno.
Visibilità: quasi sempre precaria sia a causa del fondale sabbioso e fangoso sia per la presenza di numerosi corsi d’acqua che si riversano in mare.
Profondità: normalmente si pesca in pochi metri di fondo, ma sulle punte o sui relitti si raggiungono talvolto i 13, 15 metri.
Da dove partire: gran parte della costa è accessibile da terra.
Box Pescatore e apneista
Marco Marone è un istruttore Apnea Academy dal 2002, vive a Termoli (Molise), di fronte a uno dei primi parchi marini d’Italia: l’arcipelago delle isole Tremiti. Molti di voi, infatti, si ricorderanno di lui per essere stato il protagonista dell’articolo in Molise, che abbiamo pubblicato qualche anno fa. Il Molise è una regione bagnata dal mare per un piccolissimo tratto dove, in ogni caso, si riescono a fare belle catture e Marco ci aveva guidato in quel mare allo stesso modo in cui in questo articolo ci ha guidato a conoscere la costa dell’Abruzzo del sud. Infatti, Marone si immerge nel suo Molise e nell’Abruzzo del sud durante tutto l’anno, anche in inverno, quando le acque dell’ Adriatico raggiungono temperature davvero proibitive.
Data la conformazione di queste coste, Marco è diventato, nel corso degli anni, uno specialista della caccia alle spigole in basso fondo. Durante la bella stagione, invece, preferisce “emigrare” in posti che gli garantiscano la possibilità di scendere più profondo, magari alla ricerca della sua preda preferita: il dentice.