di Martina Laudati
5 marzo 2021
È il giorno successivo al mio compleanno.
Nonostante una pioggia insistente decido di andare comunque a pesca qui nel Lazio.
Lo spot è assolutamente deserto.
Piove e l’atmosfera cupa rende tutto più affascinante.
L’ acqua è quella giusta.
Già dopo alcuni tuffi, noto la presenza di diversi Cefali e qualche Spigola sui cinquecento grammi. Ne riesco a prendere due intorno al chilo di peso.
È passata circa un’ora e mezza dall’inizio della pescata e sono già molto felice. Ancora un tuffo, un aspetto rilassato e un piccolo “richiamo” effettuato con il calcio del fucile. Passano secondi. Non vedo il pesce prima, anche se la telecamera lo inquadra per tempo. Mi accorgo di lei soltanto quando ormai è a circa un metro dalla mia testa. Il pesce è talmente grande e soprattutto grande che lo scambio per una grande Ricciola. Poi mi rendo conto che invece è una Spigola di dimensioni inusuali.
Mirare e sparare con il mio 70 ad aria compressa con canna stagna è un tutt’uno. Il colpo va al centro del corpo colpendo il pesce in un punto vitale. Lo trapassa ed esce sul lato opposto per circa dieci centimetri. Ma c’è qualcosa di strano, l’asta non è uscita del tutto dal fucile, nonostante sia stata spinta da ventidue BAR di pressione. Il pesce è talmente vicino alla testata del fucile che la lunghezza dell’asta risulta essere superiore. Tanto stupore ma una grandissima emozione. Un pesce fantastico, meraviglioso, imponente, regale… regale… il giusto aggettivo per le “Regina dell’Inverno”.
Il mare non finirà mai di regalarci grandissime emozioni.
Andrea Moreschi