Quando da neofiti del nostro sport ci immergiamo in mare, ci spostiamo dal mondo emerso dove c’è la “città degli uomini” al mondo sottomarino dove c’è la “città dei pesci”. In questa città sommersa troviamo tanti abitanti pinnuti che riempiono i nostri occhi di immagini affascinanti ma – non avendo ancora le malizie del pescatore esperto – vediamo ben pochi pesci degni di una cattura.
I serpentoni (gronghi e murene) sono di solito le prime prede di taglia del pescatore subacqueo principiante. Ma la soddisfazione per aver imparato a catturare regolarmente questi serpentiformi lascia ben presto il passo a nuove ambizioni ed a nuovi sogni di gloria.
E’ forte la voglia sportiva e leale di catturare “pesci con la coda” e cioè pesci che sanno nuotare bene e che possono sottrarsi all’insidia. Ma davanti agli occhi non ancora esperti di un neofita il fondale appare del tutto privo di quelle prede di taglia che ammira sempre rappresentate con splendide foto sulle pagine delle riviste specializzate. Dove sono i saraghi e le corvine? Cosa fare? Guardando meglio ecco che in mezzo alla popolazione stanziale il nostro principiante comincia a vedere alcuni pesci più grandi degli altri, che si aggirano con apparente pigrizia passando da una tana all’altra tra i sassi del fondo. Sono i labridi o se preferite i tordi come sono comunemente chiamati.
Al giorno d’oggi i labridi sono forse l’unica preda con dimensioni tali da giustificare una fucilata che possiamo trovare nella più evidente popolazione stanziale dei nostri fondali. Non sono più prede facili come un tempo ma hanno perlomeno il pregio di essere individuabili semplicemente osservando il fondale senza particolari malizie o accorgimenti, mentre le prede di rango maggiore sono ostiche addirittura da vedere, figuriamoci catturarle.
Nel nostro mare esistono diverse specie di Labridi ma molte sono di ridotte dimensioni e non interessano il pescatore subacqueo bensì soltanto il naturalista. Per noi pescatori quelle che contano sono tre: il Tordo nero (Verdone), il Marvizzo ed il Tordo Pavone (Lapperone).
Il tordo nero o verdone raggiunge dimensioni anche considerevoli. Il mio “record” sul verdone credo che sia intorno al chilo e trecento grammi, ma molti amici ne hanno catturati di più grandi. E’ un pesce molto bello caratterizzato dalle doppie labbra sporgenti e dalla livrea verde scuro che può essere addirittura violacea per i pesci che vivono in alcune zone (io conosco un posto in adriatico dove i tordi neri sono hanno quasi tutti una tonalità sul viola). Le pinne poi sono orlate di uno splendido colore blu elettrico. Negli anni il Tordo nero è diventato un pesce abbastanza diffidente ma di solito ha – di fronte all’approccio del subacqueo – un contegno piuttosto flemmatico e quindi può ancora oggi essere insidiato quasi sempre in caduta (che in parole molto povere significa sommozzandogli sopra); a patto naturalmente di avvicinarsi con velocità “non aggressiva” e senza fare movimenti bruschi di sorta. A causa della sua livrea fortemente mimetica non è facile scorgerlo dalla superficie a meno che l’acqua non sia straordinariamente limpida. Per localizzarlo la cosa migliore è quella di sommozzare sulle zone che sembrano ricche di roccia fessurata e fermarsi immobili sul fondo scrutando lentamente intorno. Stupisce sempre come la prospettiva “dal basso” consenta di vedere molto più pesce di quello che si riesce a percepire dalla superficie. Il verdone non viene all’aspetto ma potrà capitare che, sentendo le strane vibrazioni di un “qualcosa” di grosso fermo tra le rocce, decida di raggiungere rapidamente il proprio rifugio e così facendo si tradisca passandoci accanto con nuoto veloce. Qualche volta mi è addirittura capitato di trovarmi appoggiato proprio sulla tana del Tordo nero e di vedermelo arrivare addosso dritto come una spigola. Pesce chiama pesce, e nelle zone abitate da altre specie di labridi potremo trovare anche il tordo nero. Quindi quando siamo circondati dai Tordi Pavone, occhio che potrebbe esserci un Verdone molto più corpulento che si aggira ai margini della zonetta. Il Tordo nero è un pesce molto buono da mangiare e gode di molti estimatori tra i quali il più volte Campione Italiano Fabio Antonini il quale una volta mi disse che trova la carne del Tordo Nero molto buona, anche soltanto lessa con un filo d’olio. Io condivido in pieno il parere di Fabio!
Credo che il marvizzo possa raggiungere una taglia anche superiore a quella del tordo nero. Il corpo del marvizzo si presenta in proporzione più allungato rispetto a quello del verdone, e sotto alle caratteristiche labbra multiple si trovano dei denti molto più acuminati rispetto a quelli degli altri Labridi. Questa dentatura secondo me testimonia indubbiamente abitudini alimentari parecchio più aggressive di quelle dei cugini. Posso testimoniare di aver trovato più di una volta piccoli pesci nello stomaco di grossi marvizzi. La livrea ha due tonalità dominanti: la prima è sul verde leggermente a puntini (ma si tratta di un verde significativamente più chiaro rispetto a quello del Tordo nero), la seconda è sul rosso scuro sempre leggermente a puntini (dalla quale il nome gergale di “ciliegia” dato ai Marvizzi con questa tonalità). Rispetto all’aggressione predatoria del pescatore in apnea il comportamento del Marvizzo è molto simile a quello del Verdone. Quando meno ce lo aspettiamo tra le rocce o in una fossata di sabbia vicino ad una spaccatura nel grotto possiamo trovare un grosso esemplare isolato o un piccolo gruppetto di due o tre elementi. Ho fatto gli incontri più interessanti di grossi esemplari isolati di solito nelle belle giornate di febbraio generate dall’alta pressione dell’anticiclone invernale proveniente dall’est Europa, mentre i gruppi più numerosi di esemplari di taglia li ho quasi sempre incontrati nel mese di ottobre. Come per altre specie è possibile individuare delle tane di marvizzi che, se non vengono svuotate, troveremo in seguito sempre abitate da nuovi esemplari di taglia anche per molti anni. Di solito questo discorso vale la pena farlo per prede di maggior rango come saraghi e corvine, ma vi devo confessare che io tengo tra le mire una bella tana sicura di marvizzoni, anche se ormai sono alcuni anni che non ci vado più La carne è molto simile a quella del tordo nero anche se generalmente è considerata inferiore.
Ma veniamo al più diffuso e famoso ma anche ingiustamente sottovalutato esemplare della famiglia dei labridi: il tordo Pavone, che dalle mie parti nel Lazio è comunemente chiamato anche lapperone o lappera. Molti pescatori si ricordano del Tordo Pavone soltanto quando c’è da vincere una gara con peso minimo a duecentocinquanta o a trecento grammi, salvo poi sparlarne dicendo che è un pesciaccio immangiabile. Io non sono per niente d’accordo. Il lapperone è un labride piuttosto magro ma questo non significa che sia più spinoso degli altri. Infatti l’anatomia delle sue spine è esattamente identica a quella dei suoi cugini più corpulenti. Io vi consiglio di sfilettarlo a crudo e ne potrete ottenere dei filetti di carne bianchissima e di ottimo sapore, che io uso normalmente per preparare degli squisitissimi filetti fritti in pastella per i quali i miei figli vanno semplicemente pazzi. I tordi pavone vivono praticamente dappertutto in colonie numerose, che si notano chiaramente anche dalla superficie senza bisogno di avere una particolare esperienza. I maschi, caratterizzati da una livrea più colorata, appaiono evidentemente più grossi (comunque praticamente sempre sotto il chilogrammo di peso) delle femmine e diventano particolarmente imprudenti nel corso del mese di aprile che credo sia dedicato alle pratiche riproduttive. Caratteristica e divertente è l’immagine della femmina di tordo pavone che nuota con un ciuffetto di alga in bocca, portandolo verso la sua tana per farne (almeno credo) una sorta di nido. La cattura non presenta particolari difficoltà: è sufficiente sommozzare a qualche metro dalla colonia ed agguatare lentamente verso i pesci che incrociano pigramente nella zona delle tane. Se ci fermiamo ad effettuare un aspetto potrà anche capitare che qualche esemplare ci venga incontro con il caratteristico nuoto “a bracciate successive”, ma pronto a tornare precipitosamente sui suoi passi al nostro minimo movimento brusco. Anche la pesca in tana non è difficile, infatti i lapperoni hanno l’imprudente abitudine di accostarsi in mimetismo alle pareti di roccia, convinti di essere invisibili. Ma non fanno i conti con la nitida vista a colori dell’uomo subacqueo e quindi non sono difficili da catturare.
Credo di avere detto abbastanza per consentire a qualsiasi principiante di cominciare a conoscere abbastanza alcuni dei più comuni cittadini del mare, quali sono i labridi. Pesci poco considerati da molti pescatori ma sicuramente apprezzati dal sottoscritto, che ama il mare e tutte le sue creature senza distinzioni.