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Test e Presentazioni

Le nostre prove – Seac Sub: Muta Snake

 di Pietro Lanzafame

Un capo molto ben fatto, caratterizzato da un ottimo potere coibente e, soprattutto, da un mimetismo innovativo, che richiama le squame di un serpente creando un effetto maculato

Eravamo davvero curiosi di avere tra le mani la Snake della Seac, un capo dal mimetismo così particolare. E appena estratta dallo scatolone in cartone le nostre aspettative non sono state certo deluse. Quando sembrava che in tema di mimetismo ci fosse ancora ben poco da tentare, l’azienda genovese è riuscita a tirar fuori dal cilindro qualcosa di davvero innovativo. Che sia questa la peculiarità principale del capo è evidente, tanto da caratterizzarne il nome stesso.

In sostanza parliamo di una texture di “pallini” argentei, raggruppati in grappoli (clusters omogenei) di varie dimensioni che vengono sovraimpressi a nuances (sfumature) su una tavolozza di colori che va dall’azzurro al grigio. Una soluzione che, visivamente, sembra moltiplicare le sfumature rendendole cangianti anche in funzione dell’illuminazione che raggiunge questa fodera in lycra.

La combinazione e l’affiancamento di gruppi di puntini di maggiore dimensione con altri grappoli di pallini di diametro inferiore, inoltre, conferisce al mimetismo un effetto di profondità che massimizza la scomposizione dell’immagine complessiva; non a caso, sul sito della Seac si parla di effetto ottico tridimensionale.

Seguendo la descrizione fornita sulla pagina web abbiamo voluto verificare, prima di indossare la muta, le caratteristiche principali. Il neoprene 100% ultra-stretch appare al tatto, ancor prima di esser bagnato in mare, piuttosto morbido e facile da allungare in tutte le direzioni. Incollaggi e cuciture appaiono salde e molto ben rifinite, ma il punto di forza sembra proprio essere questo punto Blind Stitch, che non irrigidisce la parte e non ne pregiudica l’elasticità.

Ci colpiscono le guarnizioni o, meglio, le bordature lisce al giro viso, ai polsi e alle caviglie: hanno uno spessore generoso ed evidentemente sembrano essere meno elastiche del neoprene “scoperto”. Approfondiremo la qualità del sistema Aquastop durante la prova in mare.

Infine, troviamo il rinforzo sternale e le protezioni ginocchia, in PU Print: abbiamo verificato solo quelli della versione da uomo (oggetto del test), ma sul sito e sul catalogo viene spiegato come questi si differenziano, per la forma, con quelli studiati per il completo da donna. Salta poi agli occhi la cura nell’incollaggio che, nel caso del rinforzo sternale, viene reso più saldo da una cucitura perimetrica.

Particolare interessante sia dell’una che delle altre patch su sterno e ginocchia è il loro essere costituite da sezioni separate, studiate in modo da non irrigidire la zona, sempre nell’ottica di fare dell’elasticità un altro punto di forza di questo capo. Sullo spessore da 7 millimetri ciò rappresenta un valore aggiunto importante.

In camerino

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Va specificato che, viziati già da anni dai capi su misura, la scelta di una muta di taglia è stata fonte di incertezza, per cui ci siamo affidati ai consigli dei tecnici Seac che ci hanno saputo indirizzare con facilità, facendoci trovare subito la giusta soluzione.

Premesso che abbiamo testato la Snake con pantalone da 5 e giacca da 7 millimetri date le temperature non proprio artiche dello Stretto di Messina anche in inverno. Ebbene, ci siamo ritrovati a indossare una giacca L e il pantalone M. In effetti, le indicazioni dei tecnici genovesi si sono rivelate del tutto azzeccate.

Arrivato il momento di vestire la muta, ci siamo dotati della classica mistura di acqua calda e bagnoschiuma neutro. Nonostante venisse indossata per la prima volta, con dosi neanche troppo generose di shampoo, il neoprene a celle aperte è scivolato facilmente sulla pelle. Come immaginavano, la prima volta che abbiamo messo il pantalone il passaggio della bordatura inferiore sopra il tallone ci ha impegnati un po’, senza tuttavia risultare difficilissima. Lo stesso per le bordature dei polsi. Ma sono bastate 2 o 3 uscite perché il materiale si “smollasse”, semplificando il tutto.

Devo dire che la prima cosa che mi ha impressionato è stata la calzata: davvero anatomica, anche con una conformazione – non proprio di taglia – del sottoscritto, che combina ai 167 centimetri di altezza oltre 75 chili di peso, specie in punti come le cosce e le spalle.

In mare

I test si sono ripetuti in condizioni differenti, sui due versanti, quello tirrenico e quello ionico, dello Stretto di Messina, e quindi con condizioni di temperatura, visibilità, salinità e colori estremamente diversi.

Se alle prime uscite il materiale ha dato la sensazione di essere magari meno morbido di quanto ci si aspettasse, è bastato usare la Snake altre 2 o 3 volte per fugare ogni dubbio Confort e comodità si sono infatti dimostrati al top. Non banale poi, anche dopo lunghi tragitti a pinne, il fatto che la pelle non ha presentato alcun punto di sensibilizzazione, neanche nelle zone di piegatura, nonostante i 7 millimetri della giacca.

In tema di galleggiabilità, il materiale e lo spessore del capo hanno richiesto, come è ovvio, una piombatura importante; di contro, anche in puntate un po’ più profonde, fatto salvo la dovuta regolazione della pesata, non si sono notati fenomeni di schiacciamento importante, né brusche variazioni di assetto. Lo spessore differente, tra giacca e pantaloni, specie nel bassofondo tirrenico, ha richiesto l’utilizzo di uno schienalino.

Dobbiamo ammettere che la cosa che più di tutte ci ha colpiti è stata la capacità di creare un vero e proprio sbarramento alle classiche lame d’acqua. Il merito è del sistema Aquastop a polsi, caviglie e facciale. Anche passando dalle acque più temperate del Tirreno a quelle più fredde dello Ionio, e con le contorsioni da tanista incallito, non riusciamo a ricordare un momento in cui si sia notato la classica “sciabolata” d’acqua gelata. Il cappuccio resta sempre al suo posto e anche la zona del mento si è rivelata tagliata ad arte, senza mai scivolare verso il basso.

Peraltro, già dopo le primissime uscite anche le bordature stagne si sono “smollate”, diventando più elastiche e facilitando la vestizione pur senza perdere le loro caratteristiche di isolamento.

Riguardo la colorazione e il mimetismo in particolare, abbiamo avuto conferma dell’ottima resa sia nelle acque con presenza di sospensione che in quelle più cristalline dello Stretto, così come nel basso fondale, dove la luce è più intensa, come a profondità maggiori. Stesso discorso sui fondali tendenti al chiaro e al marrone e in quelli con roccia più scura e prevalenza del verde.

Questo è dovuta dalla centrata scelta di puntare sulla singolare texture e sull’altrettanto particolare effetto di scomposizione dell’immagine con la tonalità prevalente che, scelta nelle frequenze più alte dello spettro visibile (indaco-violetto), garantisce il migliore compromesso, secondo chi scrive, tra riflessione e assorbimento delle bande di colore in acqua.

Nel complesso, una muta che ci ha davvero ben impressionati, da amanti degli spessori più sottili per l’ottima prestazione termica, per la vestibilità e la comodità d’uso. Pur essendo un capo di taglia, una volta trovata la giusta combinazione le performance sono buone, anche nel periodo più freddo dell’anno e in condizioni più impegnative per moto ondoso e presenza di forti correnti.

Se proprio volessimo trovarne un limite, va detto che la bordatura stagna nel giro facciale, specie nelle prime uscite, esercitava una certa pressione sulla muscolatura facciale a “morso chiuso”, senza boccaglio. Il problema, se così possiamo definirlo, è andato diminuendo nelle uscite successive ma, di contra, non si sono registrate alcune infiltrazioni d’acqua in quelle zone.

La scheda tecnica

Materiale: neoprene 100% UltraStretch, foderato all’esterno e spaccato open cell all’interno

Colore: mimetico esclusivo di Seac, con motivo a squame multicolore

Rinforzi: in PU Print stampato sulle ginocchia e rinforzo sternale incollato e cucito

Spessori: 5 e 7mm

Prezzo: 350 euro

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