Fuori dai denti con… Valerio Grassi
95 anni compiuti da poco, carattere sanguigno e grinta da vendere. L’inventore dell’arbalete italiano si racconta a tutto tondo. E, come al solito, non le manda a dire! di Gherardo Zei
Inauguriamo una serie di interviste con personaggi leggendari di ieri e di oggi del nostro sport per fare il punto sulla situazione del mare. Iniziamo con una vera e propria leggenda vivente, probabilmente l’ultimo dei “grandi vecchi”. Ci riferiamo all’inventore dell’arbalete italiano: Valerio Grassi!
LA SITUAZIONE DEL MARE
Cosa pensi della drammatica diminuzione del pesce che viene segnalata su tutti i litorali?
Che è veramente drammatica. E inarrestabile se non verranno posti dei limiti che chiedono il sacrificio di tutti e da tutto il mondo.
Qual è in particolare la causa della desertificazione del bassofondo?
Mi vien da pensare che il principale responsabile sia la pesca a strascico.
Cosa pensi dell’epidemia che sta portando la pinna nobilis sull’orlo dell’estinzione?
Domanda difficile: oltre all’accanimento della raccolta, può dipendere dall’inquinamento, ma qui sarà compito dei biologi scoprire le vere cause (sicuramente la prima è l’uomo).
Cosa pensi della fortissima diminuzione della popolazione dei ricci?
Istituirei delle vaste zone vivaio per accertarmi se la causa è l’ambiente. Di certo è il prelievo sconsiderato ed eccessivo che l’uomo pratica. E’ scandaloso trovare le uova di riccio in vasetti nelle pescherie.
Cosa pensi del fenomeno dei saraghi che si presentano gommosi o che addirittura esplodono in cottura?
Non saprei. Non mi è mai capitato perché forse, ai miei tempi e fino a 15-20 anni fa, non succedeva. E ciò è preoccupante.
Cosa ci dici delle normative che consentono la pesca con il cianciolo?
Non conosco le normative. Sicuramente andrebbe proibita più che regolamentata.
Parchi marini e pesca professionale possono convivere? Tu cosa ne pensi?
Bisognerebbe seguire l’esempio della Croazia. Nelle isole Incoronate è vietato qualsiasi tipo di pesca a periodi e a zone alterne e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Di pesce ce n’è in abbondanza.
Ogni anno dopo le mareggiate si trovano sulle spiagge sempre più plastiche e altri oggetti al posto delle conchiglie e delle stelle marine. E i parchi non sono immuni da questo fenomeno. Cosa ne pensi?
Penso che è deprimente assistere a ciò e pensare che la causa principale è l’uomo, il quale si comporta come se tutto fosse eterno con
la sua noncuranza… Aumenterei per questo le aree protette, come estensione e come numero.
In una pubblicità in televisione si parla di pesce preso con una tecnica sostenibile certificata. Credi che possa esistere un prelievo industriale sostenibile?
Chi lo pensa è solo un illuso.
Su Facebook girano filmati di singole “calate” di molte tonnellate di pesce ciascuna. Un tempo queste cose non si vedevano e non si sapevano, ma adesso che chiunque può prenderne visione come mai pensi che questi filmati non scuotano le coscienze della tanta gente comune? E come mai gli animalisti non se la prendono con gli autori di quelle stragi?
Questa è una grande domanda. La risposta è la stessa di quella precedente. Chi governa questa attività deve chiedersi fino a quando può durare uno scempio del genere. Per gli animalisti è sempre la stessa cosa. È facile prendersela con il signore che cattura un paio di pesci da mangiare ma girarsi dall’altra parte quando si imbatte nelle stragi fatte con i ciancioli. Per questo dimostrano di essere gente ottusa!
Cosa pensi dei pesci di origine oceanica che si stanno diffondendo sempre di più nei nostri mari? Si dice che oggi stia arrivando anche il pesce palla e che molte alghe infestanti stiano sloggiando le nostre specie autoctone modificando anche la dieta di saraghi e compagni… Credo che questo fenomeno lo stiamo ingrandendo più del dovuto; qualche eccezione non fa la regola. Anche nell’ecosistema avverrà qualche cambiamento, ma molto gradualmente: la flora e la fauna si ambienteranno, ne sono certo.
Che tipo di consapevolezza pensi che abbia la gente comune di tutti questi fenomeni?
La gente comune, purtroppo, è il male di tutto.Non bada ai fenomeni come facciamo noi. Per il cacciatore in apnea il mare è il suo Mare, con la m maiuscola.
LA PESCA SUBACQUEA
Un recente campionato del mondo ha fatto diventare normali quote oltre i quaranta metri. Cosa pensi di questo fenomeno sia in funzione della sicurezza che in funzione della pesca?
Bisognerebbe tornare indietro e bandire gli ecoscandagli dalle gare. Circa la profondità, ti dirò che non è tanto più pericolosa. Chi la pratica, conosce i propri limiti e oltre non ci va.
Coloro che continuano a scendere a quote umane si sono specializzati a loro volta con una pesca prevalentemente all’alba e con mimetismi estremi. Cosa ne pensi delle nuove tendenze di questo mimetismo?
Sui mimetismi posso essere d’accordo sull’efficacia, anche se non è così banale, però non mi adeguerò mai a certi abbigliamenti.
Negli ultimi anni il numero dei praticanti ha continuato a crescere, in controtendenza rispetto alla costante diminuzione del pesce. Come spieghi questo strano fenomeno?
È veramente strano. Prima di tutto chi va in mare è più bravo rispetto a un tempo per cui il pesce che c’è gli basta. Ma il punto è un altro. È giunto il tempo che il subacqueo decida se si vuol divertire o voglia farne un lavoro…
Si sono diffusi sempre più i viaggi in oceano. Pensi che un domani potremo pescare ancora a casa nostra oppure la nostra attività si rivolgerà soprattutto ai viaggiatori?
Già da parecchio tempo si va in mari esotici e oggi sono sempre di più quelli che vanno anche all’estero in Europa, Francia, Spagna, Grecia, Turchia. Giusto come dici tu… da viaggiatori. Un’altra dimostrazione che la popolazione dei subacquei è aumentata, comunque sempre in controtendenza con la diminuzione del pesce.
LA COMUNITÀ DEI PESCATORI E LE SUE REGOLE
Le normative che regolano il nostro mondo sono particolarmente confuse e aumentano continuamente le zone interdette per le motivazioni più varie e spesso discutibili. Cosa pensi che succederà? Credi che alla fine le aziende di settore si uniranno per reagire a questa situazione che mette in pericolo un intero settore industriale?
Sicuramente è così. Penso che l’avversario da combattere sia sempre la Fipsas, che non ci tutela a sufficienza. Il problema va affrontato a livello politico, e bisogna fare in fretta perché sta effettivamente mettendo in pericolo un intero comparto.
Cosa sta facendo a tuo avviso la Federazione in favore della pesca? La recente polemica sull’abolizione delle gare in acque interne ha dato l’impressione di un certo disimpegno della Fipsas rispetto al nostro sport e anche di una forte spaccatura tra cannisti e subacquei. Con questi ultimi considerati tesserati di serie B rispetto a quelli di superficie. Tu cosa ne pensi?
Dico che è così. Da sempre è esistita la separazione tra cannisti e subacquei. Sono più di sessanta anni che vado dicendo che siamo nella federazione sbagliata. E lo dico con cognizione di causa avendoci vissuto dentro. Sono due entità che si scontrano, in cui la convivenza è impossibile. Loro si assegnano le cariche fra gente di estrazione cannista per governare il settore sub. E cosi siamo diventati ospiti in casa nostra. Hai presente un presidente cannista che diventa senza alcun titolo direttore di scuola di sub? E poi te lo trovi candidato alle elezioni nazionali? Questo è successo parecchi anni fa e posso affermare che la situazione non è migliorata. Ad esempio, che bisogno c’era di mettere Albertini quando già c’era Palazzo, e chi l’ha deciso questo? Noi subacquei non lo sapremo mai.
Si parla spesso di riaprire gli antemurali esterni dei porti alla pesca. Ma, a parte alcuni casi singoli, quasi tutti sono rimasti chiusi e, anzi, sempre di più le aree portuali sono vietate in modo rigoroso e senza tolleranza anche ai pescatori con la canna. Noi siamo nati e cresciuti prendendo piccole boghe e saraghetti con le cannette di bambù tra una barca e l’altra. Ho l’impressione che questo tipo di divieto sia un regresso culturale. Vorrei avere il tuo parere.
Risolvere questi problemi dovrebbe essere uno dei tanti compiti della Fipsas, ma di risultati non se ne vedono.
Oggi i pescatori in apnea sono uniti in migliaia di comunità virtuali sul web. Cosa ne pensi dei nuovi modi in cui si declina e si socializza quella che un tempo è stata la “tribù delle rocce”?
Penso che ciò sia bene, ma va data una regolata a tutto. È un mondo troppo caotico e senza regole. E questo è negativo. Siamo sempre una tribù, non dimentichiamolo.
Noi eravamo tutti autodidatti, oggi invece un numero sempre maggiore di appassionati arriva dalle scuole di apnea. Cosa ne pensi?
Queste scuole servono più che mai, per mille motivi. Servono anche all’uomo qualunque, essendo l’acqua l’elemento da dove tutti veniamo. Al giorno d’oggi a mio avviso i bambini vengono portati in acqua troppo tardi. Ciò non significa che tutti diventino dei cacciatori subacquei, ma si tratta di un mondo che va fatto conoscere fin dall’infanzia. Poi ognuno sceglierà la propria strada.
Quale idea pensi che abbia la gente comune della pesca in apnea?
Come per la caccia terrestre la gente, se deve esprimere un parere, si schiera con gli animalisti, anche se la chiami pesca subacquea in apnea. Non cambia niente e allora preferisco chiamarla caccia subacquea. Lo trovo più coerente.