Test e Presentazioni
Salvimar: arbalete Ares
di Emanuele Zara
Un concentrato di novità. Così potremmo definire questi interessantissimi fucili che adottano un’impugnatura (in 2 versioni, normal o anatomic) davvero particolare, un fusto con l’esterno costituito da una decina di centine, a spigolo e gomme da 14,5 millimetri a sezione poliedrica
La Salvimar mi ha recapitato due nuovissimi arbalete (non ancora in vendita al momento della recensione), gli Ares. Un progetto, mi svela un orgoglioso Massimo Quattrone, product manager dell’azienda, davvero innovativo e totalmente made in Italy! I fucili, in effetti, appena aperte le due buste di plastica che li contengono, sono particolari, con diversi particolari interessanti!
L’impugnatura, il fusto, la testata, gli elastici, l’asta: è tutto diverso rispetto al resto della concorrenza: un plauso sincero alla ditta ligure che si impegna a innovare in questo modo! La differenza tra l’Ares 85 e il 95 riguarda solo l’impugnatura. La versione con la presa manuale destra ergonomica è la più caratteristica e appariscente. Colpisce per “un’ala” che si staglia a metà calciolo e si proietta all’esterno, sottile, strana, bellissima. Appena si prova a stringere, la mano si trova inserita alla perfezione. Una geometria costruttiva che non lascia le dita in tensione e permette di controllare l’arma al meglio.
L’altra versione, quella con l’impugnatura “neutra”, ambidestra, mostra un calcio diciamo più “classico”, pulito, completamente riprogettato. La linea rastremata e leggera appare piuttosto lunga e adatta anche a mani grandi e guantate, studiata per le tecniche nelle quali occorre la massima libertà di brandeggio e una gestione rapida.
I particolari che accomunano l’ambizioso progetto Ares si apprezzano nella meccanica di sgancio, che p brevettata e realizzata con uno stampo a iniezione di metallo (in inox17/4 PH), denominata Rsfc (Rolling, Friction, Self-Centring). Si tratta di un sistema autocentrante ad attrito volvente, dolcissimo e pronto ad accogliere la tahitiana in ingresso con precisione assoluta.
La nuova asta Bolt da 6,5 millimetri, concepita per l’Ares, possiede infatti un codolo speciale che s’innesta nella meccanica in modo perfetto e senza il minimo gioco, a tutto vantaggio della precisione di tiro. Nella porzione posteriore della scatola di sgancio, al termine del piedino di appoggio sternale, appositamente inclinato e a slitta, c’è un inserto green acid che costituisce la tacca di mira posteriore; serve a facilitare il puntamento, un sistema di collimazione della linea di tiro “istintivo” che la Salvimar ha denominato Line Of Sight Collimation.
Il grilletto, in inox e ampiamente scheletrato, regolabile come sensibilità, viene stampato con tecnologia Mim in 17/4 PH. Lo sganciasagola personalizzabile è collocabile a destra o a sinistra, a piacimento, anch’esso tutto in inox. Alla base dell’impugnatura trova posto un robusto anello di fissaggio, interamente in acciaio e dallo spessore di ben 4 millimetri, di sezione rettangolare.
Il fusto è anch’esso tutto nuovo. E’ in lega di alluminio, a sezione ellittica asimettrica, con centine esterne di irrigidimento e guida asta integrale. E’ definito a “geometria a spigoli multipli” ed è alto 26 millimetri, rifinito con anodizzazione nera e loghi della casa impressi tramite tamponatura. Si innesta senza giochi e internamente il sigillo stagno è garantito da un doppio O-ring.
La piccola testata è stampata, come l’impugnatura, in nylon caricato vetro al 30%. Le due gomme legate sono le Eptagum da 14.5 e devo ammettere che la sezione poliedrica di un elastico non l’avevo mai vista prima d’ora; incuriosisce parecchio! Sette lati e non una circonferenza tonda! Quattrone mi spiega che le Eptagum da 14.5 hanno una capacità di carico e di risposta propulsiva equiparate a gomme da 15 grazie ai lati aggiuntivi. I fori per gli elastici in testata (da 14 o da 16 millimetri) sono studiati per portare le gomme in perfetto allineamento con gli agganci dell’asta Bolt e sono distanziati con lo stesso interasse delle due pinnette pinnette, quindi le gomme di serie sono uguali. Nella porzione anteriore della testata c’è una sorta di piano e il codolo dell’aletta resta appoggiato, così da evitarne l’apertura.
In sintesi, la Salvimar ha realizzato due versioni di Ares, che si differenziamo sostanzialmente solo per la forma del calcio.
Ho ricevuto gli Ares preparati con una singola passata di monofilo di nylon Acid Green da 1.60, sul mulinello Mini Reel sono stati imbobinati circa 40 metri di sagolino speciale in dyneema rivestito PU, il Mono Green Acid da 1.50. per il test ho indossato muta Kryspis 101 da 5.5 millimetri, computer Freedive, maschera Mimic e snorkel Ellipsis Kryspis Camu, guanti Kryspis, calzari Tactile e pinne Carbo Speeder. Condizioni del mare, leggermente mosso; temperatura in superficie 18 gradi. Si parte!
La prima nota positiva è che l’asta Bolt si innesta nella meccanica senza la minima esistazione, si aggancia subito, al primo tentativo. Poi, una volta che la tahitiana è in posizione occorre prestare attenzione ad appoggiare prima l’aletta sul piattello di testata, senza usare O-ring. Il passaggio del monofilo di nylon sul sistema di vincolo anteriore è rapido grazie alla soluzione dei ponticelli bilaterali e delle scissure generose studiate e realizzate dalla Salvimar; nel giro di pochi secondi sono pronto ad armare il mio Ares 95.
Quattrone mi ha suggerito la sequenza corretta per armare il fucile. La prima gomma da tendere è quella inserita nel foro piu esterno; si fa passare sotto il circolare del secondo foro e la si stira sino alla penultima pinnetta. Io l’ho portato prima sulla pinnetta di carica, poi l’ho agganciata alla pinnetta arretrata. Seconda operazione, il passaggio dell’Eptagum rimasto sull’ultima pinnetta. Questa nuova gomma prodotta in Italia è davvero curiosa con la sua sezione eptagonale: è in lattice malese di prima qualità e dopo la trafila subisce un bagno speciale di silicone per proteggerla dall’usura e dai dai raggi Uv. La mescola ha un buon carico di energia e negli ultimi centimetri si deve applicare un poco più di forza, ma nonostante i chili di accumulo non l’ho sentita legnosa, neanche alla fine.
Una volta armato il mio Ares 95, familiarizzo con l’impugnatura anatomica. La presa è ottima, comoda, le dita sono rilassate e non tese; la senzazione, però, è quella di una certa “obbligatorietà” di posizione. Eccezionale quando stendo il braccio verso un branco di cefali che s’intravede nel torbido, un po’ meno quando seguo dei saraghi in parete e mi occorrebbe muovere più agevolmente il punto di fulcro per manovrare e allineare rapidamente il bersaglio. Forse e solo questione di abituarsi.
Mi trovo nel bassofondo, tra pietre e dorsali di calcare. La risacca è intensa, c’è sospensione ma anche un buon movimento di pesce. Un cefalo solitario mi sfila a destra, verso il largo. Allungo il braccio e scocco il tiro. Sgancio dolce, senza impuntamenti, pronto. Percepisco un arretramento del calcio di una certa intensità, ma la contrazione veemente del doppio circolare viene assorbita dalla posizione alta della mano e quando il muggine è trafitto resto sopreso dalla grandissima precisione.
La velocità della Bolt è fulminea, per fortuna la distanza non era molta poichè mi sono dimenticato di effettuare la doppia passata di sagola. Il pesce è finito in sagola, comunque.
Ricarico e la seconda volta trovo più facile e veloce l’operazione. La testata, come d’altronde le altre componenti, sono davvero ben progettate. Provo l’assetto in superficie e se lascio l’arma questa scende piano verso il fondo, oscilla leggermente, con prevalenza dell’impugnatura.
Il secondo tiro lo effettuo su un sarago di buone dimensioni. Scorro il canalone e intravvedo lo sparide mentre scoda in una rientranza. Mentre mi posiziono apprezzo la pulizia della linea di puntamento. In effetti, la curvatura dell’appoggio sternale, che non da fastidio neppure indossando i guanti in neoprene, mette in luce la prima tacca di mira verde acido, ma quando sono in procinto di sparare ho sulla linea dell’asta il mio riferimento.
Riesco ad avvicinarmi senza farmi sentire e prima che fugga premo il grilletto. La pressione leggera sulla mezzaluna d’acciaio corrisponde allo schiocco repentino della doppia gomma. Azione rapidissima, come il viaggio della Bolt sul dorso del maggiore. Dove ho mirato, la tahitiana è arrivata!
L’Ares 95 non alza il puntale, la precisione è massima. Ha dato l’85 a Carlo, che mi coadiuva nel test; ha preso due bei muggini. E’ rimasto sorpreso dalla precisione e dalla manegevolezza. Ci scambiamo le armi nell’ultimo tratto di mare, dove frangono le onde di risacca. Abbandono l’arbalete carico e anche questa lunghezza scende piano verso il fondo, impugnandola non la sento comunque pesante. Sin dal primo approccio, l’Ares con l’impugnatura standard mi dà l’impressione di una maggiore libertà d’azione.
Parto verso il “marciapiede” costiero spazzato dalle onde. Questo 85 si manovra fluido, non percepisco attrito in nessuna direzione lo muova. Non ci sono spigole, dopo un pò l’amico arriva con il suo gommoncino, peccato che la mattinata volga al termine. Scarico il fucile osservando il comportamento: l’asta esce velocissima, la testata resta in asse, non s’impenna. Con una singola passata, strappo violento sul mulinello, meglio darne due. Nei giorni seguenti avrò modo di testare a fondo entrambe le versioni.
Conclusione. Gli Ares hanno due anime distinte. Se amate un arbalete per l’aspetto, i tiri al libero, suggerirei l’Ares “anatomic”. Se invece pescate in vari modi, prevalentemente al razzolo e all’agguato, direi che la scelta migliore cade sull’Ares “normal”.
L’impugnatura
Tutta nuova e stampata interamente nello stabilimento dell’azienda. A un primo sguardo, mi ha dato l’impressione di due calcioli completamente differenti e in effetti parrebbero esserlo a una visione superficiale, ma osservandoli con attenzione ho potuto comprendere che in effetti possiedono una base strutturale identica. La differenza estico/funzionale è determinata nello specifico dalla “lama”, da una sorta di ala vistosa che origina a metà impugnatura del 95. Entrambe vengono stampate in nylon caricato vetro al 30% e infatti nella versione con impronta “anatomica” destrorsa la struttura fine che fuoriesce dal profilo è robustissima, inscalfibile. Per il resto sono identiche. Analizzando l’Ares 85, con il calcio neutro, si apprezza la pulizia delle linee. Alla base, la chiusura in termogomma colore green acid è fermata da due spine in inox ed è quindi rimovibile; il gancio in inox si può utilizzare per assicurare con un moschettone la sagola del pallone. Volendo, si rimuove per allegerire l’arma di qualche grammo. La superfice del calcio è liscia sui fianchetti e leggermente rugosa nella porzione posteriore. Il piedino sternale è fisso, scaricato centralmente, leggermente arcuato verso il basso e abbastanza lungo, circa 60 mm, il che facilita l’armamento. L’altra prerogativa, l’ennesima novità, è quella di offrire uno “scivolo ottico” che spontaneamente indirizza lo sguatdo su una tacca di mira in plastica di colore green acid, inserita nel retro scatola di sgancio. Un sistema di puntamento rapido e istintivo, denominato Line Of Sight Collimation.
La sicura è a bottone: completamente a filo nella parte destra, è attivata; se fuoriesce sul lato sinistro (solo un paio di millimetri) l’Ares è libero di sparare.
Una spina trattiene la meccanica in inox, la piccola scatola che ospita i meccanismi di ritegno. Come tutti gli altri dettagli in inox, la realizzazione è fatta a stampo a iniezione, tutta nello stabilimento Salvimar. Lo sganciasagole laterale, di generose dimensioni e intercambiabile destro/sinistro, in acciaio inossidabile 17/4 PH, esce dallo stampo con gli spigoli levigati e perfettamente arrotondati. All’interno del castello, la speciale meccanica Rfsc (Rolling, Friction, Self-Centring), un sistema di leveraggi con sgancio autocentrante ad attrito volvente, coperta da brevetto industriale. Posso confermare che oltre ad accettare senza esitazioni l’asta, il sistema si è dimostrato eccellente nella sensibilità e progressività nello scoccare il tiro. L’azienda ha riprogettato la Bolt da 6.5 mm: possiede un codolo speciale che si sposa a meraviglia con la meccanica. Ma sull’Ares è possibile impiegare tutte le altre aste Salvimar.
Il grilletto viene ottenuto con una tecnica di micro fusione, la Mim, e si contraddistingue per l’ampia scheletratura e le superfici totalmente levigate. Nella porzione superiore mostra una scanalatura particolare che centra la rotella del dente di sgancio, la stabilizza e consente una precisione di lavoro incredibile. C’è la possibilità di incrementare ulteriormente la sensibilità del grilletto: basta avvitare la vite con la testa a brugola inferiore, la Salvimar ha reso questa regolazione priva di rischi riguardo la partenze accidentali dei tiri.
L’impugnatura, grazie alle due alucce laterali prima del raccordo con il fusto, consente di mantenere le volute di filo a lato dell’arma e non sopra.
Il fusto
Ho ricevuto due lunghezze, l’85 e il 95. E anche qui la Salvimar ha rivoluzionato il concetto di “tubazione”. Un elemento che colpisce l’osservatore e che sorprende. Il raccordo con l’impugnatura, mostra un fusto in lega di alluminio con l’esterno costituito da una decina di centine, a spigolo, che la irrigidiscono notevolemente e non gravano sul peso. Superiormente corre la guida integrale, appena accennata, ma grazie al codolo fresato appositamente dell’asta Bolt e alla meccanica brevettata la nuova tahitiana non si sposyta trasversalmente, resta in posizione mediale.
Il fusto non è quindi cilindrico, bensi asimettrico: con il calibro ho rilevato circa 35 mm di larghezza e 26 di altezza. La spinta di galleggiamento, svela la Salvimar, è maggiore rispetto a un tradizionale tubo da 28 mm. Ho misurato la lunghezza dell’Ares 85 e del 95: sono rispettivamente 825 mm e 925 mm. Significa che gli Ares montano fusti più corti di circa 25 mm rispetto alla misura nominale. L’estetica è caratterizzata da una livrea di colore nero opaco.
La testata
Le gomme Epatgum da 14.5 sono tagliate e legate nella stessa lunghezza, così da offrire pari energia di propulsione. Una volta armato l’Ares, si apprezza l’allinemento con la tahitiana e un ingombro ben aderente al fusto. Inferiormente, il gancio per trattenere le volute di sagola è una prolunga della testata e il passaggio del sagolino del mulinello sfrutta un passaggio creato da un perno in inox trasversale.
I top
Tiro precisissimo e buona gittata, ottima maneggevolezza esaltata nella versione con il calcio standard
I flop
L’impugnatura ergonomica destra determina una presa “obbligata”; lo si nota in situazioni di risacca, quando si desidera maggiore liberà di gestione
Ai voti!
La tecnica di costruzione La Salvimar ha il merito indiscusso di cercare una costante innovazione nei suoi prodotti. L’Ares viene costruito interamente nello stabilimento ligure e ha comportato un impegno particolarmente elevato. Materie plastiche caricate vetro al 30%, tutte le parti metalliche stampate a iniezione con acciaio inox 17/4 PH. Il tutto davvero perfetto. Merita il massimo dei voti 10
Livello di rifinitura Esemplare. Osservando il grilletto, lo sganciasagole, l’impugnatura, il fusto, la testata, la legatura delle gomme, tanto di cappello. 9.5
Assetto. Entrambi gli Ares abbandonati carichi a galla tendeno a cadere sul fondo, con prevalenza del calcio sulla testata, ma scendono lentamente. L’equilibrio complessivo è buono, non stancano il braccio nella gestione 8
Maneggevolezza Buona in tutte le direzioni. Nel dettaglio, l’Ares 85 con impugnatura standard si è dimostrato eccellente anche nel bassofondo con la risacca 8
Prestazioni Entrambi hanno tiro precisissimo, sgancio dolce e pronto; rinculo ben assorbito dall’impugnatura, la testata non s’impenna, gittata buona 9
Rapporto qualità/prezzo. A breve verrà commercializzato e si parla di un prezzo medio sui 200€. Se ciò fosse confermato sarebbe un costo davvero interessante 9
Scheda tecnica
Impugnatura: in polimero caricato vetro al 30%, ergonomica, neutra; linea con impronta anatomica destra.
Meccanica di sgancio: sistema autocentrante ad attrito volvente; stampata a iniezione di metallo; brevettata; dente, grilletto, leveraggi in acciaio inox 17/4 PH
Sganciasagole: uno automatico laterale, in inox, indipendente dai meccanismi di sgancio, intercambiabile dx/sx
Appoggio sternale: con sistema Line Of Sight Collimation
Fusto: in lega di alluminio anticorodal, profilo elissoidale asimettrico con centine di irrigidimento, guida integrale
Testata: aperta, predisposta per il doppio circolare 14/16 mm, fori distanziati e separati
Gomma: doppio elastico Eptagum da 14.5 mm, legato, ogiva intercambiabile in Dyneema con calza protettiva in poliestere
Asta: Bolt da 6,5 mm monoaletta rovesciata, tre pinnette saldate laser, codolo speciale
Misure: 75, 85, 95, 105