Vi proponiamo un estratto dell’articolo del nostro Stefano Tovaglieri. L’articolo completo lo troverete sul numero di ottobre 2022, prossimamente disponibile ONLINE ed in edicola.
L’atleta partenopeo ha tentato di battere il record Cmas in assetto variabile senza attrezzi detenuto dallo svizzero Robatti con 110 metri. Gli allenamenti sono andati come previsto e Vincenzo è sceso senza problemi a 113 metri. Poi però le condizioni sono cambiate e il tentativo è stato effettuato con onda lunga e corrente, che lo hanno messo in difficoltà fino a causagli un blackout in fase di risalita, dal quale si è prontamente ripreso. Ecco cosa è successo.
…si trattava di un allenamento, ma ogni dettaglio doveva essere eseguito come se si trattasse del giorno del record ufficiale. Intanto proseguivano le chiamate per gli assistenti che cominciavano, via via, a immergersi per andare incontro all’atleta durante la risalita e accompagnarlo nelle ultime decine di metri fino in superficie. Ogni cosa è stata perfetta. Nulla lasciato al caso e tanto meno improvvisato. Ogni gesto era misurato e sincronizzato con il team. Un lavoro di squadra eccellente!
Dopo 3 minuti e 15 secondi ecco Vincenzo bucare la superficie e riprendere a respirare. Ha tolto gli occhialini e, con una semplicità disarmante e un sorriso luminoso, ha chiuso il protocollo per la convalida della prova. Come se fosse in gara. Bravo Vincenzo!
Ma, purtroppo, come in ogni bella storia, arriva un momento in cui qualcosa si rompe. Il delicato equilibrio che fino a quel momento aveva sancito la bellezza del rapporto tra l’uomo e il mare, in questo caso, svaniva … nel blu: è il caso di dire. Dal giorno dopo, quella pace che il mare ci aveva concesso era scomparsa. Nettuno si era infuriato e così gli allenamenti fino al giorno della gara hanno proceduto a singhiozzi, tra un forte vento di levante, la corrente e un meteo incerto, che hanno impegnato tutta l’organizzazione del record oltre misura.
Ed eccoci a sabato 25 giugno. E’ il giorno del tentativo di record e nell’ultima settimana di allenamenti, a causa del meteo, non c’è più stato modo per incrementare quei 113 metri, per andare oltre. Così, la quota del tentativo sarà proprio i 113 metri. Tre in più per battere il record detenuto da Robatti.
C’è ancora onda lunga e le previsioni non sono rassicuranti, ma è prevista una finestra di calma di vento di prima mattina, che sarà sfruttata per il tentativo. La macchina dell’organizzazione è già attiva alle prima luci dell’alba. In generale, c’è un certo nervosismo che accompagna ogni movimento al porto. La tensione si percepisce nell’aria. E’ presente anche la troupe di Mediaset.
L’official top era fissato alle ore 9. Ma all’ultimo momento tutto viene anticipato per sfruttare al meglio la finestra di calma di vento prima che ricominci a soffiare il levante. Vincenzo, dopo il consueto protocollo di riscaldamento, è pronto sul cavo in attesa dell’ultimo countdown. Virginia gli è accanto prima del tuffo: «ci vediamo dopo, ti aspetto qua». Sarà ancora una volta Geraci, dal gommone, a dare i tempi e a sganciare la slitta al via. E’ la sua voce che romperà il silenzio, violato solo dallo sciacquio delle onde che infrangono sulla chiglia delle imbarcazioni presenti.
Vincenzo è in acqua, sulla slitta, a testa in su. E’ da questa posizione che inizierà il suo tuffo. Arriva la voce di Michele: «tre minuti»! Adesso si sentono anche i respiri di Vincenzo, che si fanno più profondi e intensi. «Due minuti». Il silenzio sembra irreale. «Un minuto». E’ incredibile la trasfigurazione del volto di Vincenzo: l’espressione concentrata degli attimi precedenti lascia il posto a un sorriso abbozzato, che esprime tutta la gioia di ciò che sta per accadere.
«Top». Ed ecco lo sgancio della slitta che trascinerà l’atleta fino al piattello. La partenza è precisa. Senza errori, Vincenzo scivola nel blu tirato dal peso, a velocità crescente. Poi scompare nel blu. Solo l'”occhio indiscreto” dell’ecoscandaglio permette a Michele di seguire la discesa comunicando a tutti la progressione della profondità.: «Piattello: 113 metri».
Vincenzo ha raggiunto il primo obiettivo: la profondità. Adesso si tratta di tornare in superficie e chiudere il protocollo. E’ sempre Geraci a seguire sul monitor la risalita, informare i presenti e chiamare le partenze dei cinque assistenti che raggiungeranno Vincenzo a precise profondità, per assisterlo negli ultimi 40 metri: quelli più critici.
Tutto sembra procedere bene, ma intorno ai 15 metri Vincenzo perde conoscenza. Blackout! Gli assistenti sono lì, pronti, intervengono rapidissimi. Lo portano in superficie, è assistito dallo staff medico. Nulla di preoccupante. Vincenzo si riprenderà in pochi attimi, ma il tentativo di record è vanificato. L’analisi del fallimento è spietata: il moto ondoso, che aveva un’escursione di oltre due metri, aveva rotto, fin dall’inizio, il ritmo delle bracciate durante la risalita, riducendo drasticamente i tiri e allungando il tempo d’immersione. Una situazione imprevedibile, con cui Vincenzo si è trovato a fare i conti proprio lì, in quel momento. Come dirà Michele Geraci nell’intervista rilasciata ai microfoni di Mediaset. «Vincenzo non ha sbagliato nulla. Il suo tuffo l’ha gestito bene, ma oggi il mare lo ha messo davvero in difficoltà. E se l’atleta ha potuto riprendersi bene e in fretta è grazie all’ottima preparazione dello staff di assistenza, che ci ha permesso di tirarlo fuori dall’acqua in meno di trenta secondi. Lo staff è stato perfetto».
Peccato, ma di una cosa siamo certi. Vincenzo Ferri ci riproverà. Quelle quote gli appartengono. E’ un campione. E lo dimostrerà a breve.